Ricordando il Grest 2021

Ancora una volta siamo arrivati a settembre, e per i giovani e i volontari del nostro oratorio è naturale, passate le vacanze, rientrati alla base, guardarsi alle spalle e ricordare con gratitudine profonda l’esperienza del Grest vissuta durante l’estate. Quella del 2021 è stata la sesta edizione del Grestorat, un’attività che cresce di anno in anno, non tanto e non solo dal punto di vista dei numeri, quanto per la capacità di mettere radici e produrre frutti nel cuore di coloro che ci entrano in contatto, per l’opera di costruzione di una piccola (ma ricca!) comunità in cui ciascuno può trovare il proprio posto per servire, in cui ciascuno può dare il proprio contributo, su misura, concreto e vero.

Se dovessi pensare a un’immagine per spiegare il significato del Grest sceglierei una sveglia che suona, anzi no, tante sveglie che suonano.

Una sveglia suona presto la mattina – sono le 6.45, 7 al massimo – sullo smartphone di una ragazza di diciassette anni. Ha aspettato tutto l’inverno per poter dormire quanto le pare la mattina, in realtà con la scuola nemmeno ha chiuso i conti, perché è stata rimandata a settembre ed è costretta a frequentare un paio di corsi di recupero. Eppure restano due, tre mattine libere a settimana e ieri sera, con gioia, ha impostato la sveglia prestissimo (non che di questa gioia si ricordi adesso che lo squillo l’ha strappata al sonno). Ad ogni modo si alza di corsa, salta la colazione (che se avrà fortuna qualcosa da mangiare all’oratorio si trova) e si precipita verso la bici. Anche oggi ci sono sorrisi da raccogliere, disegni e dediche da ricevere in dono, lacrime e ginocchia sbucciate da coccolare!

Un’altra sveglia suona sul comodino di uno studente universitario. Siamo in sessione estiva e, ciononostante, stamattina i libri dovranno aspettare; con buona probabilità aspetteranno anche dopo pranzo, perché dopo un turno di Grest il pisolino pomeridiano non lo toglie nessuno. Oggi i libri attendono perché il nostro studente va in oratorio: nonostante una vita piena di impegni e scadenze ha deciso di impiegare un po’ di tempo così. Si prende cura dei bambini, si impegna nella guida degli animatori più giovani e meno esperti, perché è necessario trasmettere come un testimone la bellezza di custodire le cose preziose, l’entusiasmo di fare progetti, la responsabilità di saper dire dei “no” ai fratelli più piccoli.

Suona una terza sveglia per un giovane lavoratore. Il turno di lavoro inizia alle 9.00 e allora c’è una finestra, uno spazio di un’ora, poco più, da mettere a disposizione. In quell’ora al cancello dell’oratorio accoglierà molte famiglie, bambini accompagnati da un genitore, e anche se spesso l’incontro si ridurrà a un semplice saluto, con l’augurio di una buona giornata, nello sguardo scambiato da sopra la mascherina c’è già il germe di una relazione, il desiderio di una conoscenza più profonda, la consapevolezza che ogni storia porta un bisogno d’amore, una richiesta d’aiuto a volte pacata a volte drammatica: nel provare a rispondere a queste richieste c’è una chiamata, una vocazione difficile da spiegare.

Suona la sveglia per un ragazzo che lavora part time e ha mezza giornata libera.

Suona per una mamma che ha visto nella passione dei figli una motivazione per mettersi in gioco.

Suona sul comodino di una nonna pensionata, anche se non ce ne sarebbe bisogno, perché quando va bene lei dorme tre, quattro ore.

Tutte queste sveglie suonano, trillano, urlano impietose e dopo poco, sono le 7.30, i proprietari si ritrovano tutti in oratorio – i giovani hanno gli occhi stravolti dal sonno, gli occhi dei vecchi sorridono indulgenti – e iniziano la giornata con la preghiera, con il canto, con l’affidarsi a Dio. E il Signore accoglie questa loro richiesta, a volte poco convinta ma per Lui fa lo stesso, una richiesta che esprime lode, fatica, scoramento, speranza, paura, trepidazione, gioia.

Se dovessi pensare ad un’immagine per spiegare il significato del Grest sceglierei quelle sveglie che suonano, tanto quello che succede dopo parla da sé! Ma aggiungiamo comunque qualche dettaglio.

Quest’estate ogni giorno si sono riversati all’oratorio 50 bambini che, accompagnati da tanti tanti giovani animatori, hanno compiuto un viaggio fantastico nell’universo del Grande Gigante Gentile, costellato di musica, arte, magia, esperimenti scientifici, gare sportive, giochi, sogni…

L’edizione 2021 ha portato anche diverse novità rispetto all’anno precedente. È stato ristabilito l’orario pomeridiano, in cui svolgere i compiti per le vacanze e riposare con un po’ di tempo libero dopo il pranzo al sacco. Si è allargato il cerchio dei volontari che hanno dato disponibilità per la segreteria, per le pulizie, per il giardinaggio, per l’accoglienza. Abbiamo valorizzato le occasioni di verifica e condivisione all’interno del gruppo animatori, sia dal punto di vista dell’organizzazione delle attività, sia da quello delle motivazioni, delle emozioni, della fede.

Si è inserita nel contesto Grest la sua prima versione per i ragazzi delle medie: il Grest Camp. Due gruppi di ragazzi sono stati accolti per una settimana ciascuno (senza pernottamento), settimana per cui gli animatori si sono impegnati ad organizzare momenti di gioco e attività sul tema dei Sogni. Non sono mancati gli spunti di riflessione e approfondimento, ma soprattutto è stata un’occasione per rivivere la convivialità tipica dei campeggi a Foce, che negli ultimi due anni sono stati sospesi. È stata sicuramente la novità più significativa di quest’anno e un’esperienza positiva che ha fatto riscoprire a ragazzi e animatori la bellezza dello stare insieme e del condividere un percorso di gruppo.

Tutto questo e molto altro è avvenuto nei mesi di giugno, luglio e agosto nel nostro oratorio, e sono sicuro che parli da solo: chiunque si sia affacciato al cancello o abbia lanciato uno sguardo dalla strada ha potuto respirare che attorno al Grest si costruisce una grande famiglia. In fondo, come dice un proverbio africano che ha ricordato più volte Papa Francesco, “per crescere un bambino serve un intero villaggio”. Un villaggio che affronta insieme le fatiche, gli alti e bassi del vivere come comunità, che è sempre in cammino, che sa imparare dagli errori e gioire dei traguardi conquistati.

Se dovessi pensare a un’immagine per spiegare questo villaggio, questa grande famiglia, sceglierei tutte quelle sveglie che suonano, perché senza il Grest d’estate non suonerebbero proprio, o sarebbero rimandate di un paio d’ore. Riflettendoci, può sembrare un pensiero un po’ banale, eppure sta lì la differenza tra l’esserci e il non esserci, tra il mettersi in gioco e il fare un passo indietro. Ci aspetta un nuovo inverno, un’altra stagione difficile in questo tempo ricco di prove e di cambiamenti: personalmente, prego perché ciascuno nel suo cuore e tutti insieme come comunità parrocchiale troviamo ogni sera un motivo di bellezza, di servizio e di impegno per far suonare la sveglia la mattina successiva.

Michele Franceschi