In evidenza: 2 Febbraio 2025

Trasmettere la vita speranza per il mondo

“Trasmettere la vita speranza per il mondo”, è il titolo del messaggio che il Consiglio Permanente della CEI ci affida per la 47 Giornata per la vita del prossimo 2 Febbraio. Il brano biblico che ha ispirato i vescovi nella loro riflessione per questa Giornata è tratto dal libro della Sapienza: “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita” (Sap 11,26).

Non sarà superfluo ricordare che questa Giornata la celebriamo in un contesto giubilare e in concomitanza con la festa della presentazione di Gesù al Tempio. In entrambi i casi è forte il rimando alla speranza. In primis perché l’Anno Giubilare ci orienta in questa direzione, secondariamente, perché nell’incontro con Simeone e Anna l’umanità vede realizzata la promessa di un Messia, venuto per liberare e aprire le porte dell’intimità con il Padre, con una alleanza dal sapore nuziale.

Anche i vescovi ci ricordano come non può venir meno la speranza, nonostante che in questo tempo si continuino a fare scelte egoistiche, vedi ad esempio l’ormai conclamata denatalità e la guerra come soluzione di conflitti, che però non trovano soluzione, che non rendono veramente libero l’uomo. Ma l’antidoto sta proprio nel veleno. La speranza si nutre di fecondità ed è per natura sua generativa. Così siamo chiamati a operare per rimuovere tutti quegli ostacoli che impediscono un’apertura generosa alla vita, a tutte le vite.

Siamo invitati a “un’alleanza sociale per la speranza, che (…) lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengono a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo. Un’alleanza sociale che promuova la cultura della vita, mediante la proposta del valore della maternità e della paternità, della dignità inalienabile di ogni essere umano e della responsabilità di contribuire al futuro del Paese mediante la generazione e l’educazione dei figli.

In questa avventura possiamo confidare nell’alleanza con un Dio che si presenta come amante della vita, che si fa carico di ogni fragilità, che accorci a ogni distanza per permettere a ciascuno di noi di poter celebrare nozze eterne con lui. Vi invitiamo quindi a vivere questa Giornata come momento di riflessione, per diffondere semi di speranza e di nuova operosità, stringendo valide alleanze educative fra le istituzioni e anche fra le stesse famiglie per favorire la libertà vera.

Osiamo sperare che la Giornata per la Vita divenga sempre più un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale.

QUI il Testo integrale del messaggio


Ringraziamento del Gruppo Caritas per l’attività del 2024

All’inizio del nuovo anno, desideriamo esprimere il nostro ringraziamento a tutta la comunità di S. Anna per il supporto che in vario modo abbiamo ricevuto nel corso del 2024.
Un sostegno davvero prezioso in considerazione del numero elevato di famiglie ( più di 200) che si sono rivolte a noi: famiglie in prevalenza numerose con bambini e ragazzi ma anche composte da una o due persone anziane e/o malate.
Gli aiuti dati riguardano le necessità primarie (viveri, vestiario, farmaci, bombole ,utenze., spese mediche…) ma anche supporti per l’inclusione e l’emancipazione (corsi di formazione, progetti sportivi e culturali , sostegno scolastico..).
Non sarà facile riuscire a ringraziare tutti e ci perdonerete se qualcuno ci sfugge perché è stato davvero continuo l’interessamento e la silenziosa partecipazione al nostro operare per i fratelli in difficoltà.
Grazie dunque di cuore a tutti per gli aiuti ricevuti nel corso del 2024, in particolare:

  • dai bambini della Scuola Materna “G. Rodari” di S. Anna che insieme ai genitori e al personale docente e non docente hanno raccolto e donato alimenti
  • dai gruppi della Befana che ci hanno donato parte delle offerte raccolte
  • dai gruppi di catechismo che hanno raccolto e donato viveri
  • dai gruppi di catechismo che hanno partecipato attivamente ad iniziative di raccolta viveri e giocattoli e sono venuti a trovarci per conoscere meglio il nostro servizio
  • da coloro che hanno lasciato offerte nella cassetta Caritas in chiesa e in farmacia
  • da coloro che hanno fatto offerte periodiche o una tantum
  • da coloro che in occasione di ricorrenze liete o tristi hanno fatto offerte in denaro o alimenti
  • da coloro che hanno portato in chiesa alimenti per la distribuzione alle famiglie
  • da coloro che hanno risposto con generosità alle diverse iniziative finalizzate alla raccolta fondi, viveri, materiale scolastico e farmaci
  • da coloro che hanno donato mobili, oggetti per la casa e per i bambini, abiti e scarpe
  • dalle aziende e associazioni che hanno regalato panettoni e pacchi alimentari
  • dalla Farmacia Maffei che, oltre alla consueta collaborazione, ha condiviso con noi le spese per i farmaci
  • dall’Associazione “ La Finestra” che ci ha supportato con le sue offerte
  • da coloro che ci hanno aiutato nell’organizzazione dei Pranzi di Fraternità

L’inizio di questo nuovo anno si presenta già molto difficoltoso e per questo speriamo che non si allenti la vostra fraterna solidarietà in modo da poter far fronte ancora alle necessità delle famiglie che contano sul nostro aiuto.
Grazie ancora !

Per informazioni contattare 3491319169 – 3207162452
Per donazioni, il nostro IBAN è IT44P0306913726100000012491

 

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In evidenza: 26 Gennaio 2025

NEL GIUBILEO LA CHIAVE DELLA PACE:

RIMETTI IL DEBITO”

Nelle encicliche sociali di papa Francesco il tema del debito è affrontato nelle sue diverse declinazioni sociali e morali, unite dalla radice della responsabilità individuale e collettiva. Il tema richiama il Compendio di Dottrina sociale della Chiesa: “Il principio della solidarietà comporta che gli uomini del nostro tempo coltivino maggiormente la consapevolezza del debito che hanno nei confronti della società nella quale sono inseriti…” (n°195). Nel circolo del perdono che genera misericordia siamo tutti debitori delle necessarie condizioni per una esistenza più umana, che è tale per la cultura, i beni materiali e immateriali e, oggi più che mai, per i beni essenziali alla sopravvivenza che portano il nome della pace come bene comune e indivisibile.

Rimetti il debito” cosa vuol dire? L’accezione giuridica è utile a comprendere il senso di liberazione: il creditore volontariamente rinuncia al proprio credito in un esercizio di libertà che solleva la persona dalla schiavitù contraria alla dignità umana. Rimettere è re-emittere, mettere di nuovo sulla via, riabilitare, condonare il debito. Ed è anche re-existere, resistere per uscire dalla condizione della schiavitù quotidiana in cui ciascuno di noi si trova, immerso tra dipendenze e vicissitudini forzate da logiche di mercato e di profitto e dalla quale ci si può svincolare solo se riconosciamo gratitudine verso Colui che mai ci abbandona. Ed è anche imparare a chiedere e a dare perdono alle donne, ai bambini, agli anziani, agli uomini, ai deboli, al Creato: sarebbe impossibile chiedere perdono a Dio senza farlo prima ai “più piccoli”, agli impoveriti, agli affamati e assetati di giustizia e di pace, ai più bisognosi di speranza. Potremmo dire oggi beato chi spera perché non ha perso Dio e nella sua ricerca quotidiana trova vie di pace e di misericordia.

Il Papa indica 3 azioni politiche: riduzione del debito internazionale e del debito ecologico; rispetto della dignità della vita umana fin dal concepimento alla morte naturale; la costituzione di un fondo per le giovani generazioni incrementato da una percentuale fissa della spese per gli armamenti. Azioni di pace che trovano la premessa nel gesto del “disarmo del cuore” nella responsabilità verso le giovani generazioni perché sin da subito tutti possano assumersene il carico e il futuro non sia ancora una irresponsabile procrastinazione di ciò che non è più rinviabile. Per queste generazioni – in particolare gli under 35, che risentono, come spiega Alessandro Rosina, di un indebitamento record che rompe il patto generazionale – non resta che andare via dai paesi di origine con l’amara constatazione che senza di loro le cose non potranno che peggiorare.

Come ha scritto il Papa nel messaggio per la Giornata per la Pace, “quando mi spoglio dell’arma del credito e ridono la via della speranza a una sorella o a un fratello, contribuisco al ristabilimento della giustizia di Dio su questa terra e mi incammino con quella persona verso la meta della pace”.

(Francesco Del Pizzo – Dal Quotidiano “Avvenire”)


 

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In evidenza: 19 Gennaio 2025

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

 

Si avvicina la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (dal 18 al 25 gennaio), l’importante appuntamento che tutti i cristiani, di qualunque tradizione, sono chiamati a vivere come segno, per camminare assieme, seguendo il Vangelo di Gesù.

PROGRAMMA
  • Sabato 18 gennaio ore 18.00 Vespri Chiesa Ortodossa Sant’Antonio il Grande di Lucca, via Sant’Anastasio 1 (Lucca, centro storico, accanto al Boccherini)
  • Domenica 19 gennaio ore 9.30 Divina Liturgia in lingua italiana nella Chiesa Ortodossa Romena di Viareggio S. Isaia Profeta via Filzi 30
  • Martedì 21 gennaio ore 18.00 Meditazione Biblica Ecumenica presso i locali della Chiesa Valdese via Galli Tassi 50, Lucca
  • Giovedì 23 gennaio ore 17.00 Chiesa di Massarosa: incontro con padre Andrei Vizitiu (Chiesa Ortodossa Romena di Viareggio), per ragazzi
  • Giovedì 23 gennaio ore 21.00 Incontro di preghiera nella Chiesa di S. Paolino, Viareggio
  • Sabato 25 gennaio ore 15.00 Ecumenical Day per ragazzi (11-14 anni): «Pandemic of in-difference». Salone del palazzo arcivescovile in piazzale Arrigoni 2 a Lucca.

Per iscrizioni inviare una mail a uedi@diocesilucca.it entro e non oltre il 18 gennaio, indicando il numero dei ragazzi partecipanti e il nome dell’accompagnatore.


GIUBILEO E INDULGENZE

Le indulgenze sono una delle grazie principali concesse durante il Giubileo, promettendo il perdono dei peccati per chi si confessa e compie determinate opere spirituali.
Le indulgenze sono una pratica spirituale e dottrinale della Chiesa cattolica concepite per rimettere le pene temporali dovute ai peccati già perdonati in confessione. Derivano dall’idea che, pur ottenendo il perdono dei peccati tramite il sacramento della confessione, rimangono effetti temporali del peccato che l’anima deve ancora purificare.
Le indulgenze, quindi, rappresentano un modo per ottenere questa purificazione in vita, evitando il percorso di espiazione nel Purgatorio.
L’idea dell’indulgenza ha le sue radici nel periodo dei primi cristiani, in cui venivano imposte penitenze ai peccatori. Con il tempo, la Chiesa stabilì che tali pene potevano essere ridotte per i fedeli che compivano atti di pietà, preghiera o pellegrinaggio.
Il sistema delle indulgenze si formalizzò ulteriormente durante il Medioevo, quando si diffuse l’idea che queste pene potessero essere scontate non solo per sé stessi, ma anche per i defunti.
Questa pratica trovò un terreno fertile nel fervore devozionale medioevale, facendo di Roma e Gerusalemme mete ambite per ottenere indulgenze.

Le indulgenze si dividono in due tipi: parziali e plenarie. Le indulgenze parziali rimettono in parte le pene temporali, mentre le plenarie rimettono tutte le pene.

La vendita delle indulgenze, particolarmente frequente per finanziare la costruzione della basilica di San Pietro a Roma, portò nel 1517 alla reazione di Martin Lutero, che criticò duramente questa pratica con le sue 95 tesi. Lutero contestava l’idea che le indulgenze potessero ridurre le pene temporali tramite atti materiali, come le offerte in denaro, e sosteneva che la fede e il pentimento sincero fossero le uniche vie per ottenere il perdono.
Questo fu uno dei principali fattori che portarono alla Riforma protestante, con cui molte chiese riformate abbandonarono completamente la pratica delle indulgenze e la comunione con il Papa.

In risposta alla crisi il Concilio di Trento impose una rigida regolamentazione delle indulgenze. Si proibì la vendita e si stabilì che le indulgenze potevano essere concesse solo per atti di pietà, preghiera e opere di carità.
La bolla papale “Indulgentiarum Doctrina” del 1967, promulgata da Papa Paolo VI, ribadì la validità delle indulgenze, precisando che esse non si riferiscono a una “pena” inflitta da Dio, ma alla conversione personale e alla purificazione dai residui del peccato. Paolo VI riformò ulteriormente la pratica, riducendo il numero delle indulgenze plenarie e parziali e incoraggiando i fedeli a intendere, soprattutto, il significato spirituale e non materiale delle indulgenze.


 

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In evidenza: 12 Gennaio 2025

Premiazioni dell’ VIII Concorso Il presepe in ogni casa

Lunedì 6 gennaio 2025 si è svolta la premiazione del VII concorso “Il presepe in ogni casa”. Questi i risultati:
Presepe più Creativo
1° Classificato: Giulio Cesare Artioli
2° Classificato: Sara Catelli
3° Classificato: Cinzia Collodi
Presepe più Originale
1° Classificato: Massimiliano Bavieri e Tien Nguyen
2° Classificato: Irene e Luca Fabbri
3° Classificato: Ginevra e Nonna Gabriella
Presepe più Bello
1° Classificato: Fabio Spazzali
2° Classificato: Assunta Esposito
3° Classificato: Narciso Betti
Menzioni Speciali:
Presepe Lucchese – Elisa De Mari
Presepe “C’è posta per te” – Famiglia Palla

Le foto di tutti i presepi che hanno partecipato sono visibili QUI


RESOCONTO DEL CANTO DELLA BEFANA

La sera del 5 gennaio 2025 si è svolto il tradizionale “Canto della befana” in alcune zone della Parrocchia.
Tanti giovani e adulti, sfidando il maltempo, hanno accompagnato la befana su e giù per i condomini e nelle corti del quartiere, con i cantori e i chitarristi bravi e instancabili.

Grazie alle tante famiglie che hanno accolto la befana e grazie anche ai volontari che, al termine del percorso, hanno accolto all’oratorio befane e befanotti con un buonissimo pasto caldo e dolci.

Il ricavato delle offerte è stato il seguente:
Via Vecchi Pardini 1 – 1014 euro
Via Vecchi Pardini 2 – 596 euro
Via del Tiro a Segno – 380 euro
Oratorio 1 – 516 euro
Oratorio 2 – 540 euro
Via Pisana – 511 euro
Via del Palazzaccio – 433 euro
Befana “volante” – 260 euro
Le spese organizzative sono state di 700 euro.
Il ricavato netto delle offerte, pari a 3550€, servirà per la riparazione del tetto dell’oratorio e per la Caritas.

 


 

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In evidenza: 5 Gennaio 2025

Auguri di buon anno 2025

 

Nel varcare la soglia di un nuovo anno proviamo tutti una sorta di euforia, accompagnata da timori. Euforia perché affrontiamo una nuova carovana di giorni e ci auguriamo che essi ci riservino grande felicità. Timori, perché sappiamo bene che non incontreremo solo belle sorprese, ma dovremo affrontare situazioni imprevedibili.

Come affrontare, allora, questo nuovo anno? I cristiani sono invitati a vivere nel tempo con un atteggiamento lucido, ma fiducioso. Realisti, dunque, guardando in faccia alle diverse situazioni che si
presenteranno. Ma anche ottimisti perché sanno bene che questa storia è nelle mani di Dio e che sarà lui a pronunciare l’ultima parola su questo nostro mondo.

Siamo invitati così a guardare in profondità dentro questo universo complicato, attraversato dalla cattiveria e dall’odio, percorso dall’egoismo e dalla violenza. Il male non è un forza anonima impersonale. Il male passa attraverso la libertà umana. E quindi ha sempre un volto e un nome, quello degli uomini e di donne che lo hanno scelto liberamente. Ecco perché vale la pena fare appello alle coscienze, a un umanesimo integrale e solidale.

Se si vuole veramente raggiungere la pace, bisogna liberarsi dalla violenza, da ogni violenza. Per un motivo semplice: la violenza è un male inaccettabile e che mai risolve i problemi.
Solo liberandoci dal male, solo desiderando intensamente il bene comune, è possibile raccogliere le grandi sfide di oggi e raggiungere la pace. In questo modo si arriva a vincere il male col bene, a sottrarsi alla spirale della violenza, del colpo su colpo. In questo modo si va verso un futuro di benedizione e
di pace per tutti. Ecco una strada concreta e a portata di mano per tutti quelli che vogliono affrontare il nuovo anno con spirito cristiano. Una strada impegnativa, un sentiero in salita, diremmo: è quello che Gesù ha tracciato davanti a noi. E’ la via del dono, dell’offerta, via dolorosa in cui si affronta il male
a mani nude, disarmati, solo con l’amore, ma proprio per questo si finisce col vincerlo.


IL CANTO DELLA BEFANA

Domenica 5 gennaio 2025, dalle 17.00 in poi, ci sarà il tradizionale canto della befana per le vie del nostro quartiere. I ragazzi e i giovani della nostra parrocchia accompagneranno la Vecchina con la scopa per portare gioia e allegria alle famiglie del quartiere! Non è né facile né tantomeno scontato riuscire a mantenere viva una tradizione così antica nel 2025 (ma anche molto forte e sentita sia per noi Lucchesi che per noi Santannini), soprattutto volendo coinvolgere in primis ragazzi dai 14 ai 20 anni: tutti gli anni incontriamo non poche difficoltà nel motivare i nostri giovani a dedicare un pomeriggio e una sera camminando per le vie del quartiere, salendo scale e cantando a squarciagola,  ma continuiamo a farlo perché crediamo che dietro a questa tradizione ci siano valori importanti: fraternità, accoglienza, la bellezza di andare incontro sia ai più piccoli nell’accompagnarli in un piccolo sogno, sia ai più grandi che, grazie a quell’incontro, rivivono il ricordo di magici momenti antichi vissuti nelle proprie famiglie. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, stiamo riscontrando sempre più diffidenza e molte “porte chiuse”.  Vi chiediamo quindi una cosa che sembra banale ma di cui non si può fare a meno: aprite le vostre porte alla befana. Farvi festeggiare con un sorriso e una strofina aiuta tanto noi a sentire che il servizio che facciamo è realmente prezioso e a trasmettere ai ragazzi fiducia utile per mettersi in gioco attraverso una tradizione così lontana da quello che sentono e vedono ogni giorno.

Il ricavato contribuirà alle spese per la riparazione del tetto dell’Oratorio e per aiutare le famiglie in difficoltà tramite la Caritas parrocchiale.

Le zone del quartiere interessate da questa bellissima iniziativa sono: Zona oratorio (Giacomo Lazzari 3457399175 e Nicola Cosentino 3476907406) – Via Vecchi Pardini (Enzo Alfarano 3349218430 e Francesco Davini 3284039784) – Via del Palazzaccio (Filippo Tavella 3461742650) – Via del Tiro a segno (Ilaria Perotti 3483780904) – Befana “Volante” (Michele Citarella 3495815805)

Per informazioni si può fare riferimento ai numeri indicati

 


 

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In evidenza: 29 Dicembre 2024

Anno Santo 2025

L’Anno Santo, o Giubileo, è un periodo speciale di grazia, indulgenza e perdono dei peccati concesso dalla Chiesa cattolica. Questo evento, tradizionalmente indetto dal Papa, richiama i fedeli a un cammino di rinnovamento spirituale, penitenza e riconciliazione con Dio. L’idea del Giubileo affonda le radici nella Bibbia, specificamente nel Libro del Levitico (25,10-13), dove si parla di un anno giubilare ogni 50 anni. Questo anno speciale comportava la liberazione degli schiavi, il ritorno delle terre ai proprietari originali e il riposo della terra da ogni attività agricola. Era un tempo di riconciliazione, di rinnovamento e di giustizia sociale che serviva a restaurare l’uguaglianza nella società.

La speranza non delude (Rm 5,5)

Quanto bisogno di speranza c’è nel mondo di oggi dove guerre, carestie e di conseguenza fame sono davanti ad ognuno di noi tutti i giorni. Papa Francesco deve aver pensato anche a questo – anzi sicuramente lo ha fatto – Quando ha indetto il Giubileo ordinario del 2025 e ha deciso di indicarlo proprio come Giubileo della Speranza. La risposta a quella, che è qualcosa di più di una necessità, sta nelle prime righe della Bolla “Spes non confundit”con la quale il Santo Padre ha indetto l’Anno Santo: “Possa il Giubileo essere per tutti l’occasione di rianimare la speranza”. Non solo guerre e povertà ma anche un’attenzione vera a tutti coloro che vivono problemi, dai malati ai carcerati, dai disoccupati ai migranti, dai giovani a chi non ha tutele nel mondo del lavoro, prime fra tutti le donne: “A causa dei ritmi di vita frenetici, e i timori riguardo al futuro, per la mancanza di garanzie lavorative e tutele sociali adeguate, di modelli sociali in cui a dettare l’agenda è la ricerca del profitto anziché la cura delle relazioni, si assiste in vari Paesi a un preoccupante calo della natalità”. Un Giubileo, pensiamo, che per tutte queste ragioni sia dedicato a ciascuno di noi, ai credenti ma non solo a loro, e che andrà vissuto per i primi non come un semplice pellegrinaggio verso Roma, ma come un passaggio importante per la vita personale, per gli altri almeno come momento di riflessione su ciò che accade intorno.


IL CANTO DELLA BEFANA

Domenica 5 gennaio 2025, dalle 17.00 in poi, ci sarà il tradizionale canto della befana per le vie del nostro quartiere. I ragazzi e i giovani della nostra parrocchia accompagneranno la Vecchina con la scopa per portare gioia e allegria alle famiglie del quartiere! Non è né facile né tantomeno scontato riuscire a mantenere viva una tradizione così antica nel 2025 (ma anche molto forte e sentita sia per noi Lucchesi che per noi Santannini), soprattutto volendo coinvolgere in primis ragazzi dai 14 ai 20 anni: tutti gli anni incontriamo non poche difficoltà nel motivare i nostri giovani a dedicare un pomeriggio e una sera camminando per le vie del quartiere, salendo scale e cantando a squarciagola,  ma continuiamo a farlo perché crediamo che dietro a questa tradizione ci siano valori importanti: fraternità, accoglienza, la bellezza di andare incontro sia ai più piccoli nell’accompagnarli in un piccolo sogno, sia ai più grandi che, grazie a quell’incontro, rivivono il ricordo di magici momenti antichi vissuti nelle proprie famiglie. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, stiamo riscontrando sempre più diffidenza e molte “porte chiuse”.  Vi chiediamo quindi una cosa che sembra banale ma di cui non si può fare a meno: aprite le vostre porte alla befana. Farvi festeggiare con un sorriso e una strofina aiuta tanto noi a sentire che il servizio che facciamo è realmente prezioso e a trasmettere ai ragazzi fiducia utile per mettersi in gioco attraverso una tradizione così lontana da quello che sentono e vedono ogni giorno.

Il ricavato contribuirà alle spese per la riparazione del tetto dell’Oratorio e per aiutare le famiglie in difficoltà tramite la Caritas parrocchiale.

Le zone del quartiere interessate da questa bellissima iniziativa sono: Zona oratorio (Giacomo Lazzari 3457399175 e Nicola Cosentino 3476907406) – Via Vecchi Pardini (Enzo Alfarano 3349218430 e Francesco Davini 3284039784) – Via del Palazzaccio (Filippo Tavella 3461742650) – Via del Tiro a segno (Ilaria Perotti 3483780904) – Befana “Volante” (Michele Citarella 3495815805)

Per informazioni si può fare riferimento ai numeri indicati

 


 

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In evidenza: 22 Dicembre 2024

Lettera del Vescovo Paolo per l’Avvento

(Quarta parte)

COME È POSSIBILE?

MARIA
SEGNO DI SICURA SPERANZA PER UN POPOLO IN CAMMINO

La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore. (Lumen Gentium, n. 68)

Con Maria, pellegrini di speranza

L’attesa della Vergine è operosa, pellegrinante: appena ricevuto l’annuncio dell’angelo, subito si alza e in fretta si mette in viaggio verso la Giudea. Proprio perché speriamo in Dio, non possiamo rimanere seduti: siamo chiamati a mobilitarci, a uscire per celebrare, annunciare e operare la speranza. Così accade nell’incontro gioioso in casa di Zaccaria, in cui lo Spirito fa cantare a Maria le meraviglie della salvezza imminente e la spinge a vivere tre mesi di umile servizio all’anziana parente.
Il pellegrinaggio è un grande segno di speranza per la Chiesa e per il mondo: si lasciano le sicurezze e le comodità per affrontare un viaggio pieno di disagi e fatiche verso una meta lontana; ma la speranza dell’arrivo riempie il percorso di letizia e di meraviglia. Alla fine, chi era partito non è più lo stesso: nel ritorno alla vita quotidiana cambieranno molte cose, in nome di una rinnovata fiducia nella forza del bene e nella provvidenza di Dio.
Siamo un popolo in cammino, “Chiesa pellegrina sulla terra” (Preghiera eucaristica III): non per attraversare il mondo da viaggiatori frettolosi o indifferenti, ma come seminatori del Regno, per trasformare persone e cose. “I monti e i colli davanti a voi eromperanno in grida di gioia e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani. Invece di spine cresceranno cipressi, invece di ortiche cresceranno mirti; ciò sarà a gloria del Signore, un segno eterno che non scomparirà.” (Is 55, 12-13)
Nel tempo di Avvento siamo sollecitati ad attendere il Signore nelle “virtù del pellegrino”, capaci di edificare nel bene la comunità umana: la sobrietà nell’uso del mondo, la carità fraterna verso i compagni nel viaggio della vita, la pazienza per la lunga strada che separa dalla meta, la misericordia per le fragilità proprie e altrui, la fortezza che sostiene nelle difficoltà, la letizia per la bellezza del creato e dell’uomo.

Maria, regina della pace

L’immagine riportata in copertina è una scultura di Guido Galli, Maria regina pacis, commissionata da Papa Benedetto XV e collocata nella Basilica di Santa Maria maggiore per chiedere alla Vergine la fine della Prima Guerra Mondiale, da lui definita “inutile strage”. La
Madonna, col volto triste per i milioni di caduti, intima, alzando il braccio sinistro, la fine delle ostilità, mentre il Figlio è in procinto di far cadere un ramo d’olivo, simbolo di pace. La statua venne inaugurata il 4 agosto 1918: tre mesi dopo il conflitto terminava.
In questo Avvento di guerra ci rivolgiamo con fiducia, nella preghiera, a Maria, Regina della pace, perché cessino le sempre inutili stragi e i cuori di tutti si volgano alla ricerca del dialogo. Il braccio della Madonna continua ad ammonire tutti i signori della guerra e i mercanti di morte ed esorta gli uomini di buona volontà a unirsi per promuovere gesti di riconciliazione nelle relazioni tra le persone, le comunità e i popoli. La ricerca paziente di alternative alla soluzione violenta dei conflitti riguarda tutti, perché la tentazione di sopraffare il fratello ci raggiunge in tante situazioni quotidiane, come la cronaca purtroppo non cessa di rivelare.

Consolazione e speranza

In questo mondo che velocemente cambia, nel quale possiamo sentirci impotenti e smarriti, abbiamo bisogno della consolazione e della speranza che vediamo risplendere in “colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1, 45). Accompagnati da Maria, possiamo sostituire le lamentazioni e le mormorazioni con il canto fiducioso e gioioso del Magnificat. “Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno! Stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!” (Benedetto XVI, Spe salvi, n. 50).

+ Paolo Giulietti

Scarica qui la lettera completa

 


 

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In evidenza: 15 Dicembre 2024

Lettera del Vescovo Paolo per l’Avvento

(Terza parte)

COME È POSSIBILE?

MARIA
SEGNO DI SICURA SPERANZA PER UN POPOLO IN CAMMINO

La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore. (Lumen Gentium, n. 68)

Eccomi!

L’incontro con l’angelo si conclude con l’assenso di Maria: “Avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38).
La ragazza di Nazareth si consegna a Dio con una fiducia e una speranza incrollabili. Esse la sosterranno non solo nei momenti gioiosi, ma anche nell’incertezza e nel dolore.
Sotto la croce, quando tutto sembra finito e gli amici se ne sono andati, la Madre nonostante tutto “sta”, rimane salda nella speranza e partorisce nel dolore la Chiesa, accogliendo il discepolo amato per un cammino futuro che appare umanamente oscuro. L’assenso dato alle possibilità che l’azione di Dio introduce nell’esistenza e nella storia è una costante del pellegrinaggio terreno della Madre di Dio.
Anche a noi lei propone: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela!” (Gv 2, 5). Chi ci prova, vede accadere il tutto è possibile a Dio, come il vino buonissimo e abbondantissimo nato nell’acqua di Cana.
Come l’esultanza della Pasqua e l’entusiasmo della Pentecoste.
Come comprendere cosa il Signore ci sta chiedendo? E come riuscire a dire di sì a Dio?
Prima di tutto, è necessario tornare ad ascoltare la Parola di Dio, dandole spazio nella giornata e nella settimana, facendo silenzio delle tante voci che ci distraggono da ciò che importante e comprendendo ciò che ha da dirci – e da chiederci – nelle concrete circostanze della vita personale e sociale.
Quindi si può partire da piccoli “sì”, cercando di vivere secondo il Vangelo singoli aspetti della quotidianità: stili di vita, relazioni, lavoro, impegni, tempo libero… Riconoscere che c’è un modo cristiano di portare avanti le piccole cose e decidersi di provare ad attuarlo ci dà la possibilità di sperimentare la “vita buona del Vangelo” e ci che rende progressivamente capaci di dire a Dio i “sì” più impegnativi.

Viene dallo Spirito Santo

La speranza di Maria apre la porta all’azione di Dio: “Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1, 20). Se non ci si lascia vincere dalla rassegnazione e si scommette sulla Parola di Dio, lo Spirito può operare nella mente, nel cuore, nella vita e nella storia, generando la novità del Regno e alimentando la stessa speranza.
“È infatti lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita” (Spes non confundit, n. 3). Così scriveva a Papa Leone XIII Santa Elena Guerra, nostra concittadina, apostola dello Spirito Santo: “I cristiani tornino allo Spirito Santo, affinché lo Spirito torni a noi: abbatta il maligno impero del demonio e ci conceda il sospirato rinnovamento della faccia della terra” (Lettera, 17 aprile 1895). Tornare allo Spirito Santo, cioè accoglierlo come Maria, significa permettere che egli, attraverso la vita di ciascuno, porti nel mondo il Cristo, lo renda presente, visibile e operante nel suo corpo, che è la Chiesa, e faccia dell’esistenza quotidiana, vissuta secondo il Vangelo, “un’offerta perenne gradita a Dio” (Preghiera Eucaristica III). Nell’Avvento e nel Giubileo che ci attende il Signore ci conceda “di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore” (Ef 3, 16).

(3- Continua)

Scarica qui la lettera completa

 


 

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In evidenza: 8 Dicembre 2024

Lettera del Vescovo Paolo per l’Avvento

(Seconda parte)

COME È POSSIBILE?

MARIA
SEGNO DI SICURA SPERANZA PER UN POPOLO IN CAMMINO

La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore. (Lumen Gentium, n. 68)

Il sesto mese

La sfiducia nel futuro si poggia indubbiamente su solide ragioni, basate su fatti innegabili. C’è tuttavia una componente psicologica che non va sottovalutata: spesso la percezione della realtà è viziata da pessimismo. La prevalenza della cronaca nera e l’evidenza mediatica riservata alle cattive notizie hanno grande peso in proposito, come il sospetto che viene continuamente gettato su persone, istituzioni, associazioni… A forza di enfatizzare i limiti e gli sbagli di politici, insegnanti, medici, preti, volontari, immigrati, mariti, genitori, giovani, giudici… si finisce per generare un invincibile disincanto. È chiaro che tutto ciò esiste e non può venire nascosto, ma così si perde di vista che le proporzioni del male non eguagliano minimamente quelle del bene. L’albero che cade – come si dice – fa più rumore della foresta che cresce.
Per questo l’angelo, nel rispondere a Maria, si premura di annunciare che qualcosa di straordinario sta già accadendo: Elisabetta, la vecchia, la sterile, aspetta un bambino!
La speranza non è una teoria, un’utopia (qualcosa che non sta da nessuna parte); la speranza è già realizzata in tantissime persone e situazioni che non si sono date per vinte e che generano bene e vita attorno a loro. C’è qualcuno o qualcosa che suggerisce la possibilità di una realtà diversa; non ne parlano quasi i mai i media, ma quando affiorano è come una luce che squarcia le tenebre. Sammy Basso, malato di progeria morto a 28 anni, è uno di questi: la sua testimonianza, in vita e in morte, mostra cosa può accadere quando la speranza e l’ideale prevalgono sulla rassegnazione.
Scoprire e valorizzare le persone e le situazioni in cui il Regno di Dio si rende presente è molto importante per non cadere in un pessimismo ingiustificato. Per questo dobbiamo andare a cercare le buone notizie nei media che le valorizzano, come il settimanale In Cammino, il quotidiano Avvenire, i canali televisivi radiofonici e social dei circuiti ecclesiali. Possiamo anche far conoscere le tante cose buone e le persone positive che ci accade di incontrare; condividiamo immagini e informazioni tramite i nostri smartphone, diventando diffusori di speranza. Evitiamo infine con cura le fonti di informazioni che puntano con insistenza sugli scandali, sulla cronaca nera, sul pettegolezzo… Non va premiato con l’ascolto chi fa leva sulla parte peggiore delle persone e della società.

Nulla è impossibile a Dio

Solo dopo aver dato notizia della gravidanza di Elisabetta l’angelo esprime in sintesi la ragione di una risposta positiva, che spazzi via ogni dubbio: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37). “La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino […]. Ecco perché questa speranza non cede nelle difficoltà: essa si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita” (Spes non confundit, n. 3).
Per un credente, a ben vedere, essere realisti fino in fondo e nutrire autentico buon senso dovrebbe indurre a considerare che la vita e la storia non sono affidate alle nostre sole energie e conoscenze, ma all’azione di Dio: è una scelta del tutto ragionevole impegnare tempo e risorse per un ideale che appare lontano e impegnativo, irraggiungibile per molti. Assai più ragionevole di quelle di chi decide che non ne vale la pena, perché “tanto non c’è niente da fare”. “Dice il Signore degli eserciti: ‘Se questo sembra impossibile agli occhi del resto di questo popolo in quei giorni, sarà forse impossibile anche ai miei occhi?’”(Zac 8, 6).
La storia della Chiesa – anche della nostra Diocesi – è ricca di persone che hanno dato credito alla Parola di Dio e hanno impegnato la loro vita in imprese che parevano assurde o impossibili agli occhi del mondo: alcuni di loro sono stati riconosciuti come santi e beati; moltissimi hanno lasciato un vivo ricordo nelle comunità deve hanno vissuto. Torniamo a parlarne, cerchiamo di conoscere meglio le loro vicende e proponiamole alle nuove generazioni. Ogni speranza realizzata è un incoraggiamento potente per chi oggi deve decidersi per le proposte di Dio. La recente canonizzazione di Elena Guerra è un invito a riscoprire la sua testimonianza e il suo messaggio, così attuali per la nostra Chiesa.

(2- Continua)

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In evidenza: 1 Dicembre 2024

Lettera del Vescovo Paolo per l’Avvento

COME È POSSIBILE?

MARIA
SEGNO DI SICURA SPERANZA PER UN POPOLO IN CAMMINO

La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore. (Lumen Gentium, n. 68)

Carissimi,

ogni Avvento rappresenta un invito ad accogliere di nuovo il dono di una speranza affidabile; tanto più nel 2024, poiché è proprio nel segno della speranza che – la notte di Natale – sarà aperto il Giubileo. Nella Bolla di indizione Spes non confundit, papa Francesco ha infatti dichiarato che “la speranza è il messaggio centrale del prossimo Giubileo”, il quale sarà celebrato con l’intenzione di “rianimare la speranza” in tutti. Ha anche additato in Maria “la più alta testimone della speranza. […] . Non è un caso che la pietà popolare continui a invocare la Vergine Santa come Stella maris, un titolo espressivo della speranza certa che nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare”.
Percorriamo dunque il cammino di Avvento lasciandoci prendere per mano dalla Madre del Signore, per aprire il cuore e la vita al dono di Dio.

Come è possibile?

La prima parola di Maria riportata nel Vangelo di Luca è la domanda che lei rivolge all’angelo: “Come avverrà questo?” (Lc 1, 34). Dinanzi alla prospettiva di essere Madre del Figlio dell’Altissimo, nel cuore della ragazza di Nazareth, che ha senz’altro altri progetti per la propria vita, sorge un comprensibile sgomento. La domanda non è ispirata a sfiducia, come quella di Zaccaria (cf. Lc 1,18), ma esprime la difficoltà di conciliare la realtà della sua situazione con quanto le viene prospettato.
In questo umanissimo turbamento possiamo riconoscere i nostri stessi sentimenti di fronte a ciò che sta accadendo intorno a noi: il crescendo di violenza che coinvolge tutti i livelli del convivere, familiare, sociale e internazionale; le manifestazioni sempre più catastrofiche del dissesto ambientale; il disagio economico e sociale che tocca un numero sempre maggiore di persone e famiglie; gli sviluppi della tecnologia, che mettono nelle mani dell’uomo strumenti sempre più potenti e sofisticati, spesso in assenza di garanzie per il loro retto utilizzo; la massa di uomini e donne – tra cui tanti giovani italiani – che lasciano il proprio paese per cercare altrove un futuro migliore e che, mentre impoveriscono la terra di origine, pongono l’esigenza di un’accoglienza e un’integrazione non sempre facili.
A ciò si aggiungono le vicende personali di ciascuno di noi, toccati da malattie, infortuni, problemi economici… nella propria carne o in quella delle persone care.
Come è possibile continuare a sperare? Come è possibile guardare con fiducia al futuro, se così tante dimensioni dell’esistenza appaiono compromesse? È ragionevole darsi da fare, quando è evidente la propria impotenza di fronte all’accrescersi del male?

Il buon senso di Zaccaria

Dinanzi a tutto questo, l’atteggiamento di Zaccaria sembra l’unica soluzione possibile: dato che la realtà non può evidentemente cambiare, non resta che rassegnarsi: “Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni” (Lc 1, 18). Portare avanti la propria esistenza in modo onesto e dignitoso, fedeli agli impegni verso Dio e verso gli altri, ma senza attese utopistiche o fughe in avanti. Il sacerdote Zaccaria non è uno scettico o un epicureo gaudente, bensì un uomo di buon senso, che non si fa illusioni.
Persone così ce ne sono tantissime, a tutti i livelli della vita sociale e politica, dentro e fuori dalla Chiesa. Per la maggior parte si tratta di gente rispettabile, che non incarna il nichilismo estremo del “mangiamo e beviamo, perché domani moriremo” (1Cor 15, 32), peraltro ben presente in tanti individui e situazioni. Le loro scelte, però, si rivelano a volte devastanti. La realpolitik che conduce a sposare la logica delle armi sta producendo una serie drammatica di guerre, incapaci di risolvere le situazioni che le hanno originate, prospettando un’escalation preoccupante. La resistenza di tanti settori della politica, dell’economia e della finanza alla conversione ecologica invocata da Papa Francesco fa correre il pianeta verso il baratro. La ricerca del profitto ad ogni costo e il primato dell’interesse individuale impediscono il giusto controllo degli strumenti tecnologici e generano gravi fenomeni sociali e culturali. La paura dinanzi ai cambiamenti richiesti per ridurre le ingiuste disuguaglianze tra le persone e i popoli rinchiude individui e governi in un atteggiamento difensivo che la storia ha dimostrato perdente.
Realismo e buon senso, insomma, nascondono spesso, dietro una patina di ragionevolezza, una stoltezza radicale: l’assenza di sogni, ideali, speranze… conduce a distruggere quella realtà che si vorrebbe ad ogni costo preservare.
Anche nella Chiesa e nella società lucchese ci si comporta a volte in questo modo: prudenza, attendismo, realismo… frenano gli slanci di novità e impediscono i cambiamenti necessari per rendere la comunità cristiana e quella civile migliori di quello che sono, adeguate a fronteggiare le sfide di un mondo che cambia.
La composizione demografica della popolazione, con un indice di invecchiamento crescente e natalità in calo vertiginoso, è insieme sintomo ed esito di questo atteggiamento; anche nelle nostre parrocchie si vedono più pensionati che giovani. L’anziano Zaccaria è certo di non poter generare nuova vita, per cui si chiude ad ogni speranza.

(1- Continua)

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