26 Marzo 2023 – Io sono la resurrezione e la vita

Giotto – Resurrezione di Lazzaro

Gesù scoppio in pianto (Giovanni 11,35)

 

La morte di Lazzaro ha tutto l’aspetto di un fatto irreparabile: è già da quattro giorni nel sepolcro. Ormai – come credevano gli ebrei dell’epoca – l’anima del morto si è allontanata dal suo corpo. Ma è proprio a partire da qui che il racconto ci aiuta a decifrare l’identità di Gesù. Egli mostra innanzitutto la sua amicizia per Lazzaro e il suo dolore per la perdita dell’amico. Vederlo scoppiare in pianto di fronte alla tomba ci richiama la sua umanità che condivide le pene e le sofferenze di noi tutti, fino in fondo. Davanti alla morte Gesù non si arrende. A Marta, che gli viene incontro rammaricata della sua assenza, Gesù non le chiede una fede generica nella risurrezione; vuole che creda in lui, che è “la risurrezione e la vita”. Solo dopo questo Gesù va verso la tomba. Quello che compie è, in maniera inequivocabile, un gesto di potere sulla morte. Lui, Figlio di Dio, è più forte della morte e dunque non sarà questa a dire l’ultima parola. Il grido di Gesù chiama fuori dal sepolcro. Lazzaro viene sciolto da ciò che lo teneva prigioniero e viene restituito alla vita, a questa vita.

Sì, credere a Gesù significa raggiungere una pienezza sconosciuta per l’eternità. Ecco l’esperienza in cui entriamo grazie al Battesimo: essa apre possibilità inedite, dà uno sbocco imprevedibile alle nostre scelte e decisioni di quaggiù. La nostra alleanza con Dio appare come una relazione che dura per l’eternità. La risurrezione di Lazzaro provoca la fede di quelli che erano venuti dalle due sorelle per consolarle nel loro lutto, accelera la decisione dei capi di mettere a morte Gesù. Si profila dunque all’orizzonte quell’ingiustizia che si scatenerà contro Gesù. Ancora una volta, però, egli ci mostrerà come l’amore possa vincere qualsiasi male e spianare la strada a un futuro di speranza per l’umanità.


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19 Marzo 2023 – La storia del cieco nato

El Greco – Guarigione del cieco

Fece del fango con la saliva e spalmò il fango sugli occhi del cieco (Gv.9,6)

 

Attorno al gesto compiuto da Gesù sul cieco nato si muovono altri personaggi. In particolare i farisei e gli stessi genitori del cieco.

Ciò che gli è accaduto è solo l’inizio di un percorso che lo condurrà alla fede, ma non senza passaggi dolorosi. Il racconto è la controprova che il miracolo non produce nulla in chi non ha la fede in Gesù. Anzi, sembra addirittura accelerare l’indurimento del cuore (vedi i farisei e i genitori).

Siamo tutti ciechi nati in quanto nessuno di noi può raggiungere da solo la “luce” della fede. Se all’inizio c’è l’intervento di Dio, che ci raggiunge attraverso Gesù, è altrettanto vero che poi c’è un itinerario da compiere da parte nostra. Il cieco è un isolato, un emarginato ed è proprio da questa posizione di grande fragilità che egli è invitato a professare la propria fede.

Oggi, come 2000 anni fa, coloro che vengono alla fede si trovano davanti a truppe analoghe. Non è una “luce” comoda quella che li raggiunge: scandaglia le profondità del loro essere e nello stesso tempo entra in conflitto con le tenebre. C’è una lotta dunque che attende il discepolo. Egli non può rimanere neutrale: deve esporsi, e proprio questo diventa fragile. Lo salva la fiducia che egli ripone in Cristo, riconosciuto come il Signore e il salvatore della sua vita. Lo salva lo sguardo limpido e nuovo, che gli fa conoscere una nuova esistenza, l’esistenza dei figli di Dio.

 


BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE

Continua la Benedizione delle famiglie. Don Paolo, don Francesco e padre Jesmit hanno ripreso il percorso da dove era stato sospeso a motivo del covid.
Le famiglie interessate riceveranno un avviso scritto alcuni giorni prima della visita.

 

12 Marzo 2023 – Al pozzo di Sicar

Samaritana al pozzo – Artemisia Gentileschi

Dammi da bere (Giovanni 4,7)

 

Al pozzo di Sicar, dei due personaggi, la donna sembra essere quella che si trova in situazione di forza: è del luogo e ha tutto l’occorrente per
attingere l’acqua. Gesù, da parte sua, appare in tutta la sua disarmante povertà.

Ma è proprio da questa posizione di debolezza che prende avvio un dialogo che porterà molto lontano. Inizia nella curiosità della donna, perché colui che chiede è un giudeo e perché offre qualcosa che, a prima vista, non può assolutamente fornire. Eppure un po’ alla volta quella curiosità diventa desiderio, desiderio non di un’acqua qualsiasi, ma di un’acqua viva, capace di estinguere per sempre la sete.

Le mezze verità lasciano il posto a una verità più piena e conducono al primo riconoscimento: sei un profeta. Quando ci si sente letti dentro, quando appare alla superficie anche quello che ci ostiniamo ad ignorare, allora ci si accorge di avere davanti qualcuno di straordinario. Non è cosa di tutti i giorni sentirsi conosciuti al di là delle nostre parole.
Sorgono così i grandi interrogativi: il proprio orizzonte si apre all’orizzonte di Dio, della sua esistenza, della sua presenza. I falsi problemi teologici vengono scartati e si fa strada una relazione nuova con Dio. Dal momento che Dio si è rivelato non si può più trattarlo come prima. Egli però domanda di entrare in un’alleanza che non è fatta di prescrizioni rituali passeggere. Chiede di trovare posto nell’esistenza di chi crede in lui e di trasformarla. Un po’ alla volta la samaritana riconosce Gesù come il Messia, l’atteso, il desiderato.

Solo lui può strapparci dal male, liberarci da ciò che ci tiene prigionieri, e spalancarci davanti una possibilità del tutto nuova. Insieme ai samaritani, anche noi professiamo la nostra fede nel “Salvatore del mondo”. Percorso della donna di Samaria, ma anche di ognuno di noi che giunge alla fede.


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5 Marzo 2023 – Volto trasfigurato

Raffaello – Trasfigurazione

Il suo volto brillò come il sole (Mt. 17,2)

 

Quel giorno sul monte i tre discepoli hanno assistito a qualcosa di imprevisto: i loro occhi hanno contemplato il volto di Gesù che irraggiava la luce e la bellezza di Dio. Una esperienza eccezionale che li colmati di timore e di gioia.

Timore perché hanno avvertito la grandezza e la bellezza di ciò che stava accadendo loro. Gioia perché quella visione dissipava tutti i loro dubbi, le loro paure e le loro esitazioni. Quel giorno accanto a Gesù essi hanno visto Mosè ed Elia ed hanno compreso che il loro Maestro veniva a portare a compimento il progetto di Dio, un disegno di salvezza pensato da secoli.

Anche per ognuno di noi c’è stato, da qualche parte, un monte della Trasfigurazione. E come loro abbiamo la tentazione di fermarci li dove siamo. Ma quella luce ci è donata come una spinta a riprendere la strada che porta alla resurrezione, passando attraverso il Calvario. Il ricordo di quella luce ci permetterà di attraversare le tenebre e di non soccombere alla tentazione, alla amarezza, allo scoraggiamento. Perché quando la luce viene meno, rimane sempre la Parola, che continua a guidarci anche in mezzo al buio più profondo. Ecco perché l’invito del Padre ad ascoltare il Figlio. La nostra esperienza di fede può contare solo raramente sulla “visione”: l’esperienza comune è quella dell’ascolto della Parola di Dio che struttura la vita del discepolo, lo aiuta a discernere e a scegliere, lo sostiene in qualsiasi frangente. Senza la guida della Parola noi rischiamo di smarrirci: alla prima difficoltà, alla prima prova non sappiamo più cosa fare, cominciamo a dubitare di Dio, della sua presenza, del suo amore.

La Quaresima ci richiama a questa necessità: metterci in ascolto di Gesù, la Parola di Dio fatta carne; fermarci per potere intendere la sua voce e permetterle di raggiungere la profondità del nostro cuore perché lo possa illuminare e trasformare.


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26 Febbraio 2023 – Un angelo nel cielo delle nostre città

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt 4,4)

 

Proviamo ad immaginare il Vangelo delle tentazioni di questa 1ª domenica di Quaresima nel contesto delle città in cui viviamo, aiutati da questo articolo di Emilio Ronchi pubblicato sul quotidiano Avvenire di giovedì 23 febbraio 2023.

Il diavolo portò Gesù nella metropoli, capitale della finanza e della moda. Lo pose in alto, sopra la guglia centrale del Duomo, e gli mostrò la città ai suoi piedi: il Castello, la Borsa, la cintura delle banche, lo stadio, le vie della moda. E c’era folla sul corso, turisti e polizia. Qualcuno dei mendicanti stringeva un cagnolino in grembo, forse per un po’ di calore, forse per attivare un briciolo di pietà. Sull’asfalto grigio, coriandoli e stelle filanti di carnevale, e la pioggia leggera di fine inverno. Qualcuno, occhi tristi e pelle scura, vendeva le ultime rose ai passanti . Guardando bene si vedevano anche quelli che si lasciavano andare: alla solitudine, alla vecchiaia, alla depressione, che si lasciavano morire di droga o di dolore.

Allora il diavolo disse a Gesù: “Tutto questo è mio! Tutto sarà tuo se ti inginocchi davanti a me!”. Signore, perché non gli hai dato del bugiardo? Dicendogli, e dicendo a noi, che non è vero, che non tutto è suo, che la città non è il suo regno, che ci sono giusti e bambini e innamorati e poeti. Lascia che ti mostri una cosa, Signore, proprio a Te che non hai reagito. Nella città, che il Nemico dice sua, ci sono luoghi dove per tutto il giorno si asciugano lacrime, dove donne e uomini intercedono per la città, la collegano al cielo, e altri che provano a fare del loro poco qualcosa che serva a qualcuno. Ci sono madri che danno la vita per i figli e gente onesta perfino nelle piccole cose; ci sono padri che trasmettono rettitudine ai figli e occhi diritti. C’è il grido del male, lo sento forte, e mi stordisce a giorni, ma più ancora c’è il silenzioso lievitare del bene. Signore, se guardi bene nella città che il diavolo dice sua, non c’è solo competizione, puoi incontrare la passione per la giustizia, il sottovoce dell’onestà, gente limpida senza secondi fini. E se vieni ancora un po’ più vicino, puoi incontrare anche me, perché ci sono anch’io e sono tra quelli che credono ancora nell’amore, e non si consultano con le loro paure ma con i sogni. Buttati, ti ha detto, verranno gli angeli a portarti sulle mani! Io lo so che verranno, quando con l’ultimo, con il più grande atto di fede, mi butterò in Te nel giorno della mia morte, fidandomi. Se c’è un angelo nel cielo sopra la mia città, chiedo che mi accompagni nell’ultimo viaggio, tenendomi per mano, perché ho un po’ paura, e mi dica in quell’ultimo tratto di cielo solo questo: “Vieni, hai tentato di amare, il tuo desiderio di amore era già amore”! Non chiedo altro, ma che lo dica con un sorriso.

Leggi l’articolo sul quotidiano Avvenire


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19 Febbraio 2023 – Alle frontiere del possibile

Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano (Mt 5,46)

La legge dell’Antico Testamento diceva: “Occhio per occhio, dente per dente” Si metteva un limite all’odio e alla vendetta. Non si poteva causare un danno superiore a quello che si era subito. E tuttavia si accettava che si rendesse male per male.

Gesù rifiuta questa rivalsa considerata legittima e apre degli orizzonti nuovi. Non opponetevi al malvagio! Ti colpisce sulla guancia per umiliarti? Tendigli l’altra! Ti prende la camicia? Dagli anche il cappotto!

Solo l’amore riesce a disarmare l’odio. Il perdono è il segno inequivocabile di quel Regno di Dio che non si impone con la forza. Per molti è un atteggiamento insensato, ma è lo stesso adottato da Dio nei confronti di ognuno di noi. Gesù ci indica la strada dell’amore e del perdono.

Certo, egli non ci chiede di lasciarci calpestare, di lasciar campo libero e carta bianca al malvagio. In ogni società la giustizia è il baluardo indispensabile del diritto. Lo stato deve proteggere l’innocente e vegliare sulla sicurezza di tutti.
Ma le parole di Gesù affermano una cosa vera: l’odio non conduce a nulla. Un mondo senza perdono è disumano, spogliato della sua libertà.
Gesù ci ha aperto ad una libertà sconosciuta sostenuta dal suo Spirito. E’ proprio lui che guida i nostri passi alle frontiere del possibile, là dove il perdono e la riconciliazione diventano realtà.


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12 Febbraio 2023 – Un lasciapassare per il cielo

Avete inteso che fu detto…ma io vi dico… (Mt 5, 17-37)

Nel brano evangelico di oggi Gesù mette la barra così alta che appare quasi disumano. Chi può rispettare simili prescrizioni?

Sapersi controllare in ogni circostanza resta auspicabile, ma non preferiamo forse tutti le persone calorose, passionali, talvolta addirittura eccessive, a quelle che sembrano amorfe e insensibili?

“Avete inteso che fu detto…ma io vi dico…” Nessuno aveva mai parlato così. Gli scribi si accontentavano di commentare la Legge, rifugiandosi dietro l’autorità di qualche insigne maestro. Gesù si presenta subito come l’interprete legittimo della Legge, espressione della volontà di Dio. E parla in nome della propria autorità. E’ dunque più grande di Mosè. E lascia intendere di essere il legislatore del nuovo popolo di Dio. I suoi interlocutori, naturalmente, devono essere rimasti stupiti. Un simile atteggiamento, del tutto inedito, era considerato inconcepibile. Chi è dunque quest’uomo che si fa simile a Dio?

“Ma io vi dico”: Gesù va al fondo delle cose, e questa è la grande novità. Non moltiplica le proibizioni, risale piuttosto alla sorgente, per denunciare il male alla radice e contrapporgli uno spirito nuovo.

Quello che Gesù rimette in onore è il rispetto dell’altro e un amore per la verità che fa emergere i rapporti falsi, basati sulla finzione e sull’ipocrisia. E’ il fondamento di una società più umana, più fraterna. Abbandonato a se stesso, l’uomo constata la sua incapacità di vivere in questo modo, ma lo Spirito di Gesù abita anche le profondità dell’uomo e ricrea un’unità e un’armonia compromesse dal peccato.

Lasciamo, allora, che questa boccata d’aria fresca entri nella nostra esistenza e scacci quella viziata da tanti sospetti e pregiudizi. Respiriamo a pieni polmoni una novità che rigenera le nostre stanche membra e ci consente di camminare per vie inedite, poco frequentate, ma contrassegnate da una libertà e da una pace sconosciute.


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5 Febbraio 2023 – Sale e luce

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini (Matteo 5, 4)

Quel giorno, sulla montagna, Gesù aveva dato fiato alla speranza dei poveri con il messaggio delle Beatitudini.

Dio non sta alla finestra della storia: si schiera dalla parte dei poveri, dei miti, di quelli che hanno un cuore puro, di quanti sono perseguitati per la giustizia.
A quelli che accolgono con gioia questa parola Gesù affida una missione umile e quotidiana: chiede loro di essere sale e luce.
Sale che dà sapore, un gusto nuovo alla vita delle persone.
Luce che rischiara e permette di orientarsi nell’oscurità, di intravedere un cammino proprio là dove sembrano regnare le tenebre.

Per realizzare questo compito Gesù chiede a chi lo ascolta di vivere una condizione particolare. Il sale, per dare sapore ai cibi, deve sciogliersi, scomparire. La luce, invece, deve affrontare le tenebre se vuole offrire un punto di riferimento a chi è smarrito. A nulla vale avere grandi quantità di sale se non lo si distribuisce in piccole dosi per dare sapore alle pietanze. A nulla serve una grande quantità di luce che resta al chiuso e non affronta l’oscurità. Per il discepolo di Gesù, allora, vivere “disperso”, immerso nelle più diverse situazioni, è una situazione normale, necessaria.

Per seguire Gesù, per restare fedeli al suo Vangelo, sarà necessario vincere la paura di sentirsi soli, accettare di affrontare la complessità della vita quotidiana dal di dentro. In questo “perdersi” c’è un morire quotidiano, ma anche una esperienza esaltante. Perché dare sapore a tutto ciò che segna la vita umana, è un compito grande e straordinario, anche se si è chiamati a lavorare con grande fiducia e pazienza. Le parole del Vangelo odierno ci chiamano necessariamente in causa come cristiani. Accettiamo di essere sale e luce, di “scomparire” pur di fare avvertire il sapore buono di una vita bella, colma di dignità, portatrice di un senso nuovo che trasforma le vicende umane? Gesù ci chiede di realizzare il progetto di Dio, nella povertà e nella semplicità della vita quotidiana.

29 Gennaio 2023 – Un proclama controcorrente

Beati quelli che sono nel pianto (Matteo 5,4)

Quel giorno, sulla montagna, Gesù ha decisamente imboccato un percorso controcorrente.

Ha proclamato beati i poveri, mentre da sempre tutti considerano fortunati i ricchi, chi è nell’abbondanza e può permettersi anche spese folli, i vestiti sontuosi, gli oggetti di marca.

Ha dichiarato beati quelli che soffrono per le cause più diverse, mentre da sempre sono invidiati quelli che sprizzano salute da tutti i pori e non devono mai affrontare rovesci e insuccessi, né si trovano a confrontarsi con la malattia o i dispiaceri.

Ha annunciato ai miti e a quelli che paiono troppo arrendevoli, a quelli che rinunciano a difendere i propri diritti a qualsiasi costo, di ereditare la terra nuova che un giorno vedrà la luce.

Ha promesso a tutti quelli che si lasciano divorare dalla fame e dalla sete di giustizia, di non fare più la figura degli illusi o dei sognatori, perché proprio Dio colmerà ogni loro desiderio, al di là di ogni attesa.

Ha designato i misericordiosi, gli uomini e le donne capaci di compassione, di riconciliazione e di perdono, come i destinatari della misericordia di Dio, come quelli che non hanno nulla da temere nel giorno del giudizio divino.

Ha ricordato a quelli che hanno un cuore puro e uno sguardo limpido, che i loro occhi meriteranno di incrociare la bellezza del volto di Dio.

Gli operatori di pace, spesso vittime dell’odio e del sospetto, li ha chiamati veri “figli di Dio”, perché il nome di Dio è “pace” e Dio apprezza tutti coloro che sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per realizzarla.

Ha offerto ai perseguitati, ai perdenti di sempre, il mondo nuovo destinato a chi ha il corpo e il cuore segnato dagli insulti, dal sopruso e dall’umiliazione.
Ha chiesto loro di non far caso agli insulti e alle menzogne, perché la prova è solo l’anticipo di una gioia inimmaginabile.

Parole che risuonano come un messaggio di consolazione e di speranza per tutti coloro che si fidano veramente di Dio.

22 Gennaio 2023 – A partire dalla Galilea

Andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare (Matteo4,13)

La Galilea non è solo uno spazio geografico, una terra, una regione. Essa è una zona di frontiera, un luogo simbolico e teologico.

Zona di frontiera: di lì sono passati eserciti in guerra e migrazioni di popoli: Sono avvenuti scontri epocali, conflitti profondi e cruenti tra cultura diverse. Lì si sono prodotte mescolanze inedite tra etnie differenti e distanti.

Luogo simbolico: essa designa il mare aperto della storia, con le tensioni che la percorrono, alcune più visibili, altre più profonde. Una storia nel cui tessuto vivo si sono prodotte lacerazioni e ferite, periodi prolungati di instabilità, di confusione, di disorientamento.

Luogo teologico: considerata alla periferia della terra promessa, i suoi abitanti vengono considerati marginali, rispetto al popolo di Dio. La loro relazione con Dio appare più sotto l’aspetto della distanza che della prossimità.

Ecco allora perché Gesù parte proprio da lì, dalla Galilea. Nella regione destinata ad essere emblema di tenebre e di morte, Egli porta la luce e la vita che vengono da Dio. Annuncia il cambiamento e per questo chiede la conversione, non una semplice operazione di facciata.
Domanda una fiducia totale nella sua Parola e poiché le strade di Dio non coincidono con le nostre, va a cercare i suoi collaboratori non tra gli allievi dei rabbi rinomati, né tra i rampolli delle famiglie nobili e neppure tra i predestinati della cerchia sacerdotale. Li sceglie tra la povera gente, tra i pescatori del lago.
Gli basta che siano disposti a lasciare tutto e seguirlo. Non c’è tempo da perdere, infatti. Non si tratta di prendere pesci, ma di salvare uomini.