Riempite d’acqua le anfore

Nozze di Cana – Giotto, Cappella degli Scrovegni

 

Non possiamo presumere che fossero particolarmente avventati quei due giovani sposi. E che quindi, tutti presi dalla gioia delle nozze, si fossero dimenticati di provvedere al vino necessario. Sapevano bene che senza vino non c’era festa… Ma forse non prevedevano che finisse così presto!

Quante volte i nostri calcoli si rivelano sbagliati. Aspettiamo molti ospiti e poi viene poca gente, così la roba va sprecata. Altre volte, al contrario, crediamo che arrivino poche persone e non abbiamo cibo a sufficienza…

Una cosa è certa: il vino era finito. E cominciava una situazione imbarazzante, anche perché il vino era il segno della benedizione di Dio.

E’ Maria, la madre di Gesù, ad accorgersene: una donna è abituata a seguire lo svolgimento di un pranzo e coglie molti particolari che sfuggono ai più. E’ Maria che quasi spinge Gesù a fare qualcosa, mettendolo di fronte al fatto compiuto: “Fate quello che vi dirà”. E Gesù cambia l’acqua delle giare, l’acqua che serviva per la purificazione, in vino. Ma non un vino qualunque, il vino migliore.

Per quanto accorti si sia, nella vita capita a tutti di trovarsi, prima o poi, con le gomme a terra. Le energie si esauriscono, qualcosa dentro si spezza, l’entusiasmo si spenge, un contrattempo manda tutto all’aria. Talora non dipende neanche da noi. Ma noi restiamo presi dentro.

Conosciamo tutti l’acqua amara del fallimento, l’acqua insipida dei giorni opachi, l’acqua sporca del nostro peccato… È quest’acqua che Gesù viene a cambiare. Solo lui può farlo. E’ il vino nuovo, gustoso. È il vino migliore. Quello che dà sapore alla vita, che fa ritrovare la voglia di andare avanti, la forza per rialzarsi. È il vino che solo lui può portare, che cambia veramente la nostra vita.

Noi non possiamo sostituirci a lui. Al massimo, possiamo fare coma Maria: offrirgli una segnalazione che è anche invocazione di aiuto.

 


Orario SS. Messe:

  • Giorni feriali ore 18.30
  • Sabato e vigilia delle feste ore 19
  • Festivo ore 8.30, 10.30, 12 – Ore 17 in Auditorium

Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12, Adorazione Eucaristica

In questo orario i preti sono a disposizione per celebrare il
Sacramento della Riconciliazione.
Per celebrare il sacramento della Confessione è possibile anche contattare i preti:
Don Paolo 347 3002895 – Don Francesco  347 8804368


 

 

L’incarnazione e la missione

Il Battesimo di Cristo – Giotto, Cappella degli Scrovegni

Gesù, ricevuto anche lui il Battesimo, stava in preghiera (Luca 3,21)

Se non ci fosse questa festa del “Battesimo del Signore” noi rischieremmo di fermarci al presepio. E in qualche modo di separare il mistero dell’Incarnazione dalla Passione, morte e risurrezione di Gesù. Così non apparirebbe quanto è, invece, decisivo, e cioè che il Figlio di Dio si è fatto uomo perché ha una missione da compiere: salvare l’umanità. Egli dona a ognuno misericordia attraverso un annuncio di gioia (un “vangelo” per l’appunto) e gesti di liberazione e di guarigione, ma soprattutto offre se stesso, la sua stessa vita sulla croce, per amore.

La scena del Battesimo di Gesù non si svolge a Betlemme, ma in riva al Giordano. Non mette al centro un bambino, ma un uomo adulto, sulla trentina. Non gli pone accanto Maria e Giuseppe, i pastori e i Magi, ma un profeta dai toni perentori.
Eppure si tratta di un racconto di “incarnazione” in cui possiamo toccare con mano cosa significhi che il “Verbo si è fatto carne”. Quello che abbiamo ricordato a Natale non è solo un mistero da contemplare, ma anche la strada scelta da Dio per venire incontro all’umanità, per strapparla al potere del male e per offrirle di entrare in un’alleanza d’amore. La scelta di farsi uomo non è stata per Gesù una semplice passeggiata, un percorso trionfale: egli si è immerso totalmente nella condizione umana, condividendo tutto ciò che la caratterizza, eccetto il peccato. Scendendo nelle acque del Giordano, dunque, ricevendo il Battesimo dal Battista, ha mostrato di essere tenacemente unito al popolo dei peccatori che si volgono verso Dio con un cuore nuovo.

Non è casuale, dunque, che, per guarirli, egli “tocchi” coloro che sono afflitti da qualsiasi malattia. Non è casuale che venga accusato di mescolarsi ai pubblicani, di prendere cibo con loro e di lasciarsi avvicinare anche dalle donne di cattiva reputazione. Se lo fa è perché questo fa parte della sua missione, perché attraverso di Lui Dio Padre vuole offrire a tutti il suo perdono. E quindi, costi quel che costi, egli vuole andare fino in fondo, su questa strada di fedeltà che pagherà con la crocifissione.

Ecco il senso di quell’evento che oggi celebriamo ed ecco perché la riforma liturgica post-conciliare ci appare ancora una volta in tutta la sua saggezza e lungimiranza nell’aprirci ad un mistero di amore da accogliere con la semplicità dei bambini, ma senza alcun infantilismo.

 


Orario SS. Messe:

  • Giorni feriali ore 18.30
  • Sabato e vigilia delle feste ore 19
  • Festivo ore 8.30, 10.30, 12 – Ore 17 in Auditorium

Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12, Adorazione Eucaristica

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E il Verbo si fece carne

Visitazione dei Magi – Giotto, Cappella degli Scrovegni

E il Verbo si fece carne (Giovanni 1,14)

Questo vangelo della seconda domenica di Natale l’abbiamo già incontrato nella Messa del giorno di Natale. Ma possiamo dire di aver esplorato una volta per tutte la sua profondità, di aver colto ogni aspetto della sua incandescente bellezza?

Questo testo sintetizza in sé il mistero dell’Incarnazione e la nostra esperienza di discepoli.
Esperienza di luce, perché veniamo rischiarati da Gesù, la Parola fatta carne.
Egli illumina la nostra esistenza, anche gli anfratti oscuri del dolore, della fatica, della morte. Ci strappa alle tenebre, che troppo spesso ci avvolgono e ci impediscono di orientarci in questa nostra storia in cui siamo immersi. Ci traccia una strada sicura, un sentiero di speranza, in mezzo ai mille percorsi che ci vengono proposti con promesse mirabolanti, che poi si dimostrano ingannatrici.

È l’esperienza di una vita piena, la stessa vita di Dio, che pulsa nelle vene della nostra umanità e ci dona la forza di vincere il male con il bene, di donarci, senza remore, senza misura.
Esperienza di grazia, di un amore immeritato, che ci viene offerto e donato. Grazia che per ognuno di noi significa essere accolti, essere guariti, essere liberati, essere amati e perdonati.
L’ostilità, il sospetto, il pregiudizio, il calcolo lasciano il posto all’ospitalità, all’accoglienza, al dono di sé, alla condivisione, alla fraternità.

Tutto questo dice il Vangelo di oggi e ci mostra la straordinaria avventura che ogni uomo e ogni donna può compiere. Perché il Verbo si è fatto carne, perché la Parola è diventata un uomo. E ciascuno di noi si trova davanti la straordinaria possibilità di diventare figlio o figlia di Dio, una condizione che prevede il passaggio attraverso una nuova nascita, in cui si è “generati” da Dio stesso, dal suo amore.
E’ questo mistero che Giovanni, l’evangelista, ci fa intravedere.

Comprendiamo allora le parole del Credo: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.
Il Figlio si è fatto uomo perché noi diventassimo partecipi della sua natura divina e attraverso di Lui potessimo entrare stabilmente in comunione con il Padre e con lo Spirito.

 


Orario SS. Messe:

  • Giorni feriali ore 18.30
  • Sabato e vigilia delle feste ore 19
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Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12, Adorazione Eucaristica

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Le difficoltà di una famiglia

Gesù adolescente nel tempio

Lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri (Lc 2,46)

Se ci siamo fatti un’immagine troppo ideale della Santa Famiglia, il racconto di oggi la smentisce senza mezzi termini. E ci rimanda alla famiglia a cui apparteniamo con uno sguardo nuovo ed un cuore aperto.

C’è chi dice, scherzando, che genitori e figli vivono una radicale “povertà”. Nessuno si sceglie i genitori e nessuno si sceglie i figli. C’è quindi un percorso da compiere e vivere bene in famiglia. Quando nasce un bambino i genitori non sanno assolutamente niente di lui. Quel batuffolo di carne, a cui hanno trasmesso la vita, rivela indubbiamente qualcosa di uno dei due: le sembianze del volto, il colore dei capelli, la forma delle mani sono indizi che attirano l’attenzione di tutti, a partire dai più diretti interessati.

Verrà il momento in cui i genitori si augureranno di avere un figlio che condensa tutte le loro doti più belle e magari sogneranno di realizzare, per suo tramite, i loro progetti non realizzati. Ma poi si dovranno arrendere all’evidenza: ha delle risorse ma anche dei difetti, proprio come ogni bambino. E gli vorranno finalmente bene per quello che è, non per l’immagine di lui o di lei che si erano fatti.

Del resto il bambino dovrà fare la stessa cosa nei confronti dei suoi genitori. Li mitizzerà, sarà fiero, orgoglioso di loro. Ma arriverà il giorno in cui vedrà anche dei limiti, delle inadeguatezze, delle difficoltà. E, se tutto va bene, quando sarà adulto li amerà finalmente per quello che sono, scoprendo le virtù che convivono con i limiti.

Percorso di amore e di autentica santità che ogni famiglia è chiamata a compiere…Lo ha dovuto affrontare anche la famiglia di Gesù! Si, perché di quel figlio, nato in modo straordinario, Maria e Giuseppe non sanno granchè. E devono accettare di conoscerlo un poco alla volta, passando attraverso ansie e inquietudini.
E lui, Gesù, non lo ha certo fatto per cattiveria…Ma nello stesso tempo non può rinunciare alla sua identità e alla sua missione.

Passaggi difficili? Sicuramente! Ma anche passaggi che fanno approdare a ciò che conta: fare ognuno la sua parte, da genitori e da figli, accogliendo e realizzando il progetto di Dio. Un progetto che non è scritto in un libro inaccessibile, ma che si deve scoprire, giorno dopo giorno. Accettando i tempi e i modi che si presentano, gli eventi e gli indizi che ci vengono offerti.

Con fiducia perché il Signore ci accompagna sempre e il suo Spirito ci suggerisce gli atteggiamenti e le decisioni migliori. Con speranza perché questo, nonostante ogni difficoltà, è il cammino della vita e della gioia.

 


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Un incontro di gioia

Quarta Domenica di Avvento

Benedetta tu fra le donne (Luca 1,42)

Il brano evangelico ci racconta l’incontro di due donne che sono molto diverse tra loro.
Una, Maria, viene da un piccolo paese della Galilea, l’altra Elisabetta, abita nei pressi di Gerusalemme. La prima è la promessa sposa di un artigiano, la seconda è la moglie di un sacerdote del tempio. Questa è già avanti negli anni, l’altra è senz’altro molto giovane.
C’è qualcosa di grande che unisce entrambe. In tutte e due Dio sta operando qualcosa di meraviglioso. Ognuna di esse porta in grembo una creatura che è un dono di Dio.
Elisabetta è già al senso mese di gravidanza: fra tre mesi nascerà Giovanni, che già nel suo nome rivela che “Dio fa la grazia”.
Maria ha appena concepito Gesù, attraverso il quale “Dio salva” l’umanità. Esse sono l’una per l’altra un motivo di gioia. Elisabetta è il “segno” che l’angelo ha offerto a Maria nell’annunciazione. Ma anche Maria è causa di gioia. Elisabetta infatti dice: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”

Come sarebbe bello se anche noi, colmi di Spirito, potessimo essere gli uni per gli altri, come Elisabetta e Maria, un “segno” ed una “benedizione”! In fondo tutto dipende dalla nostra disponibilità a leggere dentro la nostra storia ordinaria, lo straordinario di Dio!

Come sarebbe bello se non ci fermassimo sempre alle storture e agli aspetti negativi ma sapessimo dar voce a una autentica “Eucarestia”, a un “rendimento di grazie” che sgorga dal cuore!


Dove nasce Dio, nasce la speranza e la pace.
Che la nascita di Gesù riempia la vostra casa di amore e riscaldi il vostro cuore di speranza.
BUON NATALE A TUTTI!
Don Paolo e Don Francesco

 


Orario SS. Messe:

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Che cosa dobbiamo fare?

Terza Domenica di Avvento

Io vi battezzo con acqua (Luca 3,16)

Ecco una domanda in coloro che si recano dal Battista: le folle, i pubblicani (o esattori delle tasse) e anche alcuni soldati.

Il grido del profeta Giovanni è penetrato nel profondo, ha smosso, sino a destare un interrogativo concreto, che fa emergere la disponibilità a cambiare, a passare dalle parole all’azione.

È il segno che la Parola di Dio diventa feconda, riesce a trasformare i cuori: ci si volge verso Dio, si accoglie il suo Vangelo anche quando suona in contrasto con le nostre scelte abituali. E si è pronti a lasciarsi guidare da Dio, ad abbandonare i comportamenti e gli atteggiamenti di prima.

Davanti al racconto dell’evangelista Luca anche noi non possiamo fare a meno di porci una domanda: i cristiani che partecipano all’assemblea domenicale reagiscono anch’essi allo stesso modo degli ascoltatori del Battista? Oppure la Parola di Dio scivola su di loro e non riesce a rimettere in discussione la loro vita? Chi viene in Chiesa lo fa per sentirsi confermato nelle sue opinioni, approvato e giustificato oppure ha veramente voglia di cambiare, se a chiederglielo è il Signore?

Rifarsi al Vangelo, tentare di viverlo anche quando si fa esigente, è difficile…Questa però è la strade che il Battista traccia a chi lo ascolta con semplicità e sincerità.

Ed è la stessa che indica Gesù: il criterio per giudicare un’esistenza non è infatti la prestanza e l’imponenza del tronco, ma la presenza o no di frutti. Frutti di vangelo, frutti che hanno il sapore delle parole e dei gesti di Gesù. Frutti che testimoniano la sincerità della nostra relazione con Lui.

 


Orario SS. Messe:

  • Giorni feriali ore 18.30
    Nei giovedì 15 e 18 dicembre non viene celebrata la Messa in parrocchia perché siamo invitati a partecipare all’incontro di tutte le parrocchie cittadine “In ascolto della Parola di Dio nella città”
  • Sabato e vigilia delle feste ore 19
  • Festivo ore 8.30, 10.30, 12 – Ore 17 in Auditorium

Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12, Adorazione Eucaristica

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Lo Spirito Santo scenderà su di te

Festa dell’Immacolata

Seconda Domenica di Avvento

Ed ecco, concepirai un figlio (Luca 3,16)

La domanda di Maria è ben comprensibile: “ Come avverrà tutto questo, poiché non conosco uomo?”.

Il credente è chiamato a fidarsi di Dio, ma anche a considerare la storia con lucidità. Le domande che gli sorgono dentro non rappresentano il dubbio, ma lo sforzo di chi vuole mettere in pratica ciò che Dio gli chiede e si misura con le difficoltà che si presentano davanti.

La domanda è lecita e la risposta non tarda ad arrivare. Anche se non corrisponde a quello che ci attenderemmo: non è il “come”, infatti, che viene presentato ma piuttosto Colui che agisce in questo disegno di salvezza.

Entrare nel progetto di Dio significa fidarsi dello Spirito, accettare che egli operi dentro questa storia con estrema libertà, assecondare la sua iniziativa anche quando non ci è dato
renderci ragione di ogni cosa.

La grandezza di Maria è tutta qui: nella sua disponibilità a tutta prova, nel mettere la sua esistenza completamente nelle mani di Dio, senza se e senza ma. Un Dio che ci precede sempre. Non siamo noi infatti, ad amarlo per primi: la nostra è solo una risposta balbettante a un amore che si è riversato su di noi quando ancora eravamo ignari di lui. Così è stato per Maria, l’Immacolata: sottratta al potere del peccato delle origini, di quel male che non abbiamo commesso ma che agisce in questa storia in cui siamo entrati. Questa “grazia” ha una ragione: la passione e risurrezione di Colui che sarebbe diventato il figlio di Maria oltre a essere da sempre il Figlio di Dio.

L’immacolata è un segno della fantasia di Dio, della sua bontà, della sua misericordia. Oggi guardiamo a lei come alla donna che Dio ha preparato a diventare uno strumento stupendo di salvezza. La grazia di cui è oggetto non toglie nulla, tuttavia, alla sua libertà e anche alla sua fatica di compiere la volontà di Dio nel tessuto, talora difficile, della vita quotidiana.


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State attenti a voi stessi

Prima Domenica di Avvento

Vegliate in ogni momento pregando (Luca 21,36)

Un altro anno liturgico è terminato e ci viene fatto il dono di un nuovo Avvento.

Ogni Avvento, infatti, acquista un senso inedito perché arriva in un momento particolare. Proviamo, allora, ad accogliere questa “grazia” con cuore disponibile, con animo attento. Sì, proprio l’attenzione è il primo atteggiamento che ci viene richiesto. Gesù ci dice: “State attenti a voi stessi”. Ecco l’oggetto della nostra attenzione: noi, il nostro comportamento, le nostre scelte, le nostre decisioni.

L’indicazione resterebbe tuttavia generica se non venissimo aiutati a concentrarci su qualcosa in particolare. Qual è il pericolo? E’ molto concreto: il nostro cuore potrebbe seriamente “appesantirsi” a causa delle “dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita.” Le dissipazioni sono tutto ciò che contribuisce a distoglierci da ciò che conta veramente, dall’autentica finalità della nostra esistenza. Il superfluo, il futile, ciò che è leggero e vuoto, ciò che occupa tanto spazio nonostante la sua consistenza, è il nemico subdolo che oggi ci viene segnalato.

Le ubriachezze non sono solo quelle alcoliche. L’ebbrezza del rischio e della velocità folle, la dipendenza dal gioco d’azzardo o dai videogiochi, una tendenza al consumismo che non riesce a fermarsi, hanno un comune denominatore: la “voglia del tutto e subito” per fuggire dall’impegno, dalla fatica di pensare con la propria testa, di far funzionare il proprio cuore, di condurre in prima persona la propria barca. Gli affanni della vita ci richiamano tutto quello che rende tesi e stressati i nostri giorni e ci toglie la capacità di comunicare veramente con gli altri e con Dio. Privi di una nostra vita spirituale, ci condanniamo da soli a ritmi insostenibili. Ecco perché l’Avvento è un dono: perché vuole aprirci gli occhi, ripulirci il cuore, liberarci da tante cose inutili che ci trasciniamo dietro, permetterci di affrontare la vita in modo nuovo, con la scioltezza, la libertà, la capacità di reagire e di sperare che contraddistinguono i discepoli di Gesù.

Buon Avvento!


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Il mio regno non è di questo mondo

 

Il mio regno non è di questo mondo (Giovanni 18,36)

Il Vangelo di oggi ci parla del rappresentante di Roma, il procuratore Ponzio Pilato, forte del mandato dell’imperatore e del sostegno delle legioni di soldati, ed un ebreo, Gesù, appartenente a un popolo dominato, condotto in catene dalle autorità religiose del suo popolo, per essere giudicato e condannato: a guardare la scena con gli occhi dei contemporanei un abisso separa questi due uomini. E’ lampante il potere di uno e la disarmante fragilità dell’altro che, a primo acchito, sembra essere totalmente nelle sue mani: dalle decisioni del primo dipende la vita del secondo.

E tuttavia non è questa l’impressione che si ricava dal racconto del Vangelo di Giovanni: Gesù si staglia con la sua statura di testimone della verità, anche se è vero che non impone nulla al suo interlocutore. Le autorità ebraiche l’hanno deferito al giudizio del procuratore facendolo passare per un “re”, per un pretendente al trono che dovrebbe impensierire il potere di Roma. Hanno giocato chiaramente sul termine “Messia”, che hanno tradotto nel modo a loro più conveniente, nel suo significato più politico che religioso.
Poiché Pilato è partito proprio da lì, Gesù non esita ad affermare subito che il suo regno non è di questo mondo. La sua regalità non è imposta con la forza delle armi, non difende dei privilegi e degli interessi, non si esercita con la coercizione, non ha bisogno di esibire segni particolari di ricchezza. Appare disarmata perché si manifesta attraverso l’amore e l’amore autentico appare sempre così. Sembra perdente perché in ogni caso preferisce soffrire che far soffrire, donarsi piuttosto che togliere, sacrificarsi invece di esigere il sacrificio altrui.

La domanda che si pone a noi a distanza di 2000 anni è sempre la stessa: siamo disposti a credere a questa regalità? Siamo pronti ad affidare la nostra vita a questo re?

La strada che egli imbocca e percorre fedelmente fino in fondo è la strada della vita, anche se passa per l’umiliazione della croce. E’ la stessa che tanti uomini e donne, suoi discepoli, hanno percorso prima di noi.

 


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Evento temuto o atteso?

 

Dalla pianta di fico imparate la parabola (Marco 13,28)

Che cosa proviamo all’annuncio del ritorno del Signore nella gloria che ci narra il Vangelo di questa domenica ? Paura o gioia? Abbiamo trovato il nostro angolino tutto sommato confortevole. Abbiamo investito energie e risorse per assicurarci delle solide certezze. Abbiamo fatto il possibile per garantirci una posizione. Che questo mondo cambi per lasciar posto a una nuova terra e a un nuovo cielo non può che gettarci nello sgomento.

Se abbiamo puntato tutto su questo mondo, sul raggiungimento di garanzie materiali è logico che il Vangelo di oggi i impensierisce e ci spaventa. Viceversa, se abbiamo fatto nostro il progetto di Dio, anche quando comportava sacrifici e rinunce, se abbiamo riposto in Lui la nostra fiducia, se abbiamo accettato – pur di seguire Cristo – di figurare come ingenui e sognatori del momento, la Parola che oggi ci raggiunge non può che rallegrarci. Siamo davvero stufi di come vanno le cose in questo mondo, dalle storture e dalle ingiustizie che lo abitano, dalle violazioni riservate alla dignità e ai diritti umani. Non ne possiamo più della menzogna spacciata quotidianamente come oro colato, dell’arroganza esibita come una medaglia, dello strapotere che pretende di essere addirittura una virtù. Del resto, ogni domenica, nel recarci alla comunione, non formiamo una processione per dare l’immagine di quello che siamo veramente? Sì, siamo dei pellegrini.

Quella che abbiamo quaggiù è solo una dimora temporanea, una sorta di tenda che prima o poi verrà piegata e risulterà del tutto inutile. Se abbiamo mantenuto limpido lo sguardo e il cuore è proprio per poter discernere i segni, le tracce di questa novità che è attesa perché nulla e nessuno potrà fermarla. In quel giorno emergerà nitidamente per che cosa valeva veramente la pena spendersi fino in fondo. E la coscienza di aver fatto solo qualcosa, di aver costruito poveri frammenti, sarà largamente sovrastata dalla gioia di partecipare al sogno stesso di Dio, a quel progetto che unicamente merita ogni nostra fatica e ogni ricerca.


Orario SS. Messe:

  • Giorni feriali ore 18.30
    Il giovedì non viene celebrata la Messa in parrocchia perché siamo invitati alla celebrazione comunitaria della liturgia della Parola di tutte la parrocchie cittadine
  • Sabato e vigilia delle feste ore 19
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Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12, Adorazione Eucaristica

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