Domenica 25 Luglio 2021
26 Luglio: Festa dei santi Gioacchino e Anna
Oggi la Chiesa celebra i genitori della Vergine Maria, i nonni di Gesù: i santi Gioacchino e Anna. Nella loro casa è venuta al mondo Maria, portando con sé quello straordinario mistero dell’Immacolata Concezione; nella loro casa è cresciuta accompagnata dal loro amore e dalla loro fede; nella loro casa ha imparato ad ascoltare il Signore e a seguire la sua volontà. I santi Gioacchino ed Anna fanno parte di una lunga catena che ha trasmesso la fede e l’amore per Dio, nel calore della famiglia, fino a Maria che ha accolto nel suo grembo il Figlio di Dio e lo ha donato al mondo, lo ha donato a noi. Il valore prezioso della famiglia come luogo privilegiato per trasmettere la fede! Guardando all’ambiante familiare vorrei sottolineare una cosa: oggi, in questa festa dei santi Gioacchino ed Anna in Brasile come in altri Paesi, si celebra la festa dei nonni. Quanto sono importanti nella vita della famiglia per comunicare quel patrimonio di umanità e di fede che è essenziale per ogni società! E come è importante l’incontro e il dialogo tra le generazioni, soprattutto all’interno della famiglia. Il Documento di Aparecida ce lo ricorda: «I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita» (n. 447). Questo rapporto, questo dialogo tra le generazioni è un tesoro da conservare e alimentare!
Papa Francesco, Angelus Dal Balcone dell’Arcivescovado di Rio de Janeiro Venerdì, 26 luglio 2013
S. Anna e S. Gioacchino
Il culto dei genitori della Vergine Maria iniziò tardivamente in Occidente intorno al 900-1000, mentre nell’ Oriente cristiano manifestazioni liturgiche erano già presenti nel Vi secolo.
Nel 1584 papa Gregorio XII stabilì la loro festa liturgica congiunta al 26 luglio.
Il nome di Anna deriva dall’ ebraico Hannah (grazia) mentre Gioacchino significa, sempre dall’ ebraico, “Dio rende forti”. Di sant’ Anna abbiamo poche notizie, provenienti essenzialmente dai vangeli apocrifi (1), ma il suo culto è estremamente diffuso sia in Oriente che in Occidente.
Nei Vangeli canonici non troviamo traccia di queste due figure importanti nella storia della salvezza, mentre ne parla diffusamente il Protovangelo di S. Giacomo, vangelo apocrifo del secondo secolo.
Anna era una israelita della tribù di Giuda, figlia del sacerdote betlemita Mathan, con discendenza quindi dalla stirpe davidica.
Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica; un giorno mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”. Gioacchino ed Anna non avevano figli e, essendo di età avanzata, non ne avrebbero più avuti; secondo la mentalità ebraica del tempo, il gran sacerdote interpretava la loro sterilità come maledizione divina.
Gioacchino, addolorato dalle parole del gran sacerdote, si recò nell’ archivio delle dodici tribù di Israele per verificare se quel che diceva Ruben fosse vero e, verificato che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli, si ritirò in un suo possedimento montano e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’ aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni. Anche Anna soffriva per questa sterilità, a ciò si aggiunse la sofferenza per questa ‘fuga’ del marito; perciò si mise in intensa preghiera chiedendo a Dio di avere un figlio. Durante la preghiera le apparve un angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.
Gioacchino, visitato a sua volta dall’angelo, rientrò a casa (l’incontro tra i due è celebrato da Giotto nell’affresco riportato in testa all’articolo). Dopo alcuni mesi Anna partorì. Il “Protovangelo di san Giacomo” conclude: «Trascorsi i giorni necessari si purificò, diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ossia “prediletta del Signore”».
Gioacchino e Anna, grati a Dio del dono ricevuto, crebbero con amore la piccola Maria e a tre anni la condussero al Tempio di Gerusalemme, per essere consacrata al servizio del tempio stesso, secondo la promessa fatta da entrambi, quando implorarono la grazia di un figlio.
S. Anna è titolare di svariati patronati quasi tutti collegati al rapporto con Maria; poiché portò nel suo grembo la speranza del mondo, il suo mantello è verde, per questo in Bretagna dove le sono devotissimi, è invocata per la raccolta del fieno; poiché custodì Maria come gioiello in uno scrigno, è patrona di orefici e bottai; protegge i minatori, falegnami, carpentieri, ebanisti e tornitori. Perché insegnò alla Vergine a pulire la casa, a cucire, tessere, è patrona dei fabbricanti di scope, dei tessitori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria. È soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove ed è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale. Le partorienti a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare
(1) Apocrifo: termine che deriva dal greco e significa “nascosto”. All’ inizio erano chiamati così i Vangeli gnostici, poi l’ appellativo venne esteso ad altri testi, con il significato di “spurio”, “falso”. Tra i criteri adottati per l’ accoglienza nel canone c’ era la provenienza apostolica, la retta fede, la concordanza con il resto della Sacra Scrittura, il loro valore non circostanziato e la ricezione dello scritto da parte di autorità riconosciute. Evidentemente gli apocrifi vennero esclusi in quanto non rientravano in uno o più di questi criteri. Ciò non toglie tuttavia che essi rimangono importanti per conoscere la storia e la cultura cristiane dei primi secoli
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