16 Ottobre 2022 – Perché pregare?

Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? (Luca 18, 1-8)

 

E’ vero: sulla preghiera se ne sentono di tutti i colori. In effetti ognuno ha costruito una definizione “su misura”, fatta apposta per sé, adattata ai suoi gusti e ai suoi comportamenti. Così chi prega poco ne mette in risalto la spontaneità (non bisogna sentirla come un obbligo), chi non ha la pazienza di ascoltare la considera un “parlare con Dio” (anche se Dio dovrebbe rimanere sempre zitto), chi non ha tempo la presenta breve e rapida come un telegramma (non occorrono tante parole: bastano un segno di croce e un buongiorno!).

In tutte c’è una parte di verità, ma emergono anche vistose omissioni e sostanziali dimenticanze. Oggi abbiamo l’opportunità di ascoltare quello che Gesù vuole dirci nella preghiera. Vengono così alla luce aspetti che forse rischiamo di dimenticare, ma che agli occhi del Signore sembrano decisamente importanti.

Perché pregare, dunque? Perché è un bisogno urgente della nostra fede! Collocati nelle situazioni più diverse, esposti alla tentazione, coscienti della nostra fragilità, la fede si trova spesso in situazioni di prova. E quindi rischia di venir meno. Rischia di perdere forza, vivacità, tensione, energia, originalità. Rischia di non essere più in grado di orientare scelte, decisioni, atteggiamenti evangelici.

La preghiera, che nasce dalla fede, la rafforza, la sostiene, le permette di affrontare ogni difficoltà. Un rapporto personale non si regge senza dialogo, senza ogni affetto, di amicizia, di tenerezza: nel nostro rapporto con Dio la preghiera assicura tutto questo.

La preghiera tiene desta la nostra speranza, ci mantiene vigilanti, rivolti con il cuore, la mente e l’azione al compimento del progetto di Dio. Se non preghiamo corriamo il pericolo di essere tutti presi dal presente (le nostre difficoltà e le nostre fatiche) o dal passato (il ricordo di ciò che è accaduto).

La preghiera ci mette in tensione, fa di noi delle sentinelle che scrutano l’orizzonte per vedere i segni di ciò che sta per accadere, per essere figli di quel “nuovo” che è stato annunciato.

La preghiera, infine, ci aiuta a vincere la “stanchezza”. La nostra stanchezza insinua, infatti, un dubbio atroce: giungerà a compimento quello in cui speriamo? Abbiamo fatto bene a fidarci di Gesù e delle sue promesse?

Ecco perché bisogna pregare “sempre”, “senza stancarsi”, perché questa tentazione è continuamente in agguato. Il “dono della fede” domanda di essere condiviso.
Ma è possibile se la preghiera non lo mantiene vivo?

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