9 Aprile 2023 – L’amore che sfida la notte

Giotto – Resurrezione di Cristo

 

A partire dalla Domenica delle Palme abbiamo accompagnato Gesù nel suo affidamento alle mani del Padre; ci siamo fatti compagni di cammino di Giuda e con lui abbiamo riconosciuto di essere soltanto dei poveri uomini; ci siamo poi riconosciuti in Pilato per la cui indifferenza l’acqua del catino è sempre a temperatura giusta; ci siamo rivisti in Pietro, colui che riserva per sé sempre una via di sicurezza; ci siamo rispecchiati in Simone di Cirene che impara a seguire Gesù per amore dopo averlo fatto per forza; ci siamo riletti nella Veronica, il cui gesto di asciugare il volto dona una brezza di gratuità in un momento drammatico; ci siamo riconosciuti in Giovanni, l’amico che resta accanto anche quando l’altro dovesse toccare il livello più basso; ci siamo messi alla scuola di Maria per apprendere cosa significhi resistere continuando a mettere al mondo la vita quando tutto parla di morte. Forse siamo convinti che questo possa bastare per esprimere il nostro compianto nei confronti del Signore.
E invece no. A Pasqua ci è chiesto di accodarci al pellegrinaggio delle donne, non per visitare una tomba ma per incontrare il Risorto.
Troppe nostre notti sono senza memoria e senza attesa! Le attraversiamo non ricordando più ciò che Dio ha compiuto nelle grandi notti dell’umanità e perciò non attendendo più nulla se non che una pietra sigilli tutto, definitivamente.
Una sorta di pensiero magico ci fa ritenere che la gioia sia qualcosa che rimpiazzi o si sostituisca al dolore, magari cancellandolo o ignorandolo. La gioia che viene dalla Pasqua, invece, è la gioia che matura dentro il dolore del mondo. La Pasqua ci attesta che l’amore di Dio si manifesta proprio nell’ora del dramma per vie a noi sconosciute.
Abbiamo bisogno di accodarci al pellegrinaggio delle donne perché se il dolore che provano è grande, lo è altrettanto e ancor di più l’amore che fa loro sfidare la notte.
Le donne non si lasciano impietrire dal dolore ma cercano di vincerlo con gesti di pietà e di affetto. E non è ciò di cui abbiamo bisogno anche noi?
Credere nella Risurrezione non significa evitare la morte ma attraversarla e vincerla, non attraverso una riedizione della vita precedente, ma mediante l’ingresso nella vita stessa di Dio. Un anticipo di questo ingresso nella vita di Dio l’abbiamo già tutte le volte che amiamo qualcuno. Ripeterà San Giovanni: “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita se amiamo i fratelli”.
Tutte le volte che qualcuno ha a cuore la vicenda di un altro, celebra la sua Pasqua perché esprime in questo modo ciò che un giorno vivremo in pienezza.

Don Paolo e don Francesco
augurano a tutti i parrocchiani una Pasqua serena,
nella gioia del Cristo Risorto.

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