14 Gennaio 2024 – Maestro, dove dimori?


La chiesa è chiusa per lavori di ristrutturazione.

Le SS. Messe e tutte le celebrazioni si svolgono presso l’Auditorium (Oratorio Parrocchiale – via Fratelli Cervi)

Orario SS. Messe:
Giorni feriali ore 18.30
Sabato e vigilia delle feste ore 19
Festivo ore 8.30, 10.30, 12, 17


Il sabato, dalle ore 10 alle ore 12, presso l’Auditorium,
Adorazione Eucaristica

In questo orario i preti sono a disposizione per celebrare il
Sacramento della Riconciliazione
Per celebrare il sacramento della Confessione è possibile anche contattare i preti:
Don Paolo 347 3002895 – Don Francesco  347 8804368

 

 

 


 

Ecco l’agnello di Dio! (Gv 1,36)

 

Il racconto di oggi non è solo la storia dell’incontro avvenuto tra Gesù e i primi discepoli. Il modo in cui l’evangelista Giovanni ce lo presenta fa chiaramente intendere che in quella esperienza ogni cristiano è invitato a ritrovarsi. E dunque si va ben oltre Andrea, l’altro discepolo, e il fratello di Andrea, Simone.
Si raggiunge l’itinerario della fede di ogni uomo e di ogni donna che si è messo a seguire Gesù.

Tutto comincia con la parola di Giovanni Battista, un’indicazione semplice e netta, estremamente chiara, una sorta di “dito puntato” su Gesù, per rivelarne l’identità: “Ecco l’agnello di Dio!”. Sì, anche all’inizio della nostra storia di credenti c’è un dito puntato, c’è qualcuno che ha assunto lo stesso ruolo del Battista e ci ha indicato in Gesù l’inviato di Dio. I nostri genitori, un prete, una suora, una catechista, un educatore che ha avuto un posto importante nella nostra vita.

Questo, però, non poteva bastare. I due, infatti, hanno dovuto mettersi in movimento, decidere di seguire Gesù, di andargli dietro. E dietro questo “camminare” c’è una realtà che sta alla base di ogni esperienza di fede. Credere comporta uno stacco, una direzione, un dinamismo: non si può restare lì dove si è, non si può fare i sedentari. Quella parola che ci ha raggiunto ci “mobilita”, ci induce a lasciarci condurre dal desiderio.

E’ l’atteggiamento di chi cerca, di chi non si può accontentare di quello che ha e di quello che è. Una decisione che non passa inosservata: Gesù se ne accorge e ai due pone una domanda: “che cosa cercate?”.
Che cosa vi muove? Perché mi seguite? La risposta non è precisa, è dettata non dal bisogno di cercare delle verità, ma di incontrare in modo autentico l’inviato di Dio.
Ed è per questo che i due affermano: “Dove dimori?”. Il loro non è un approccio alle idee, ma una adesione globale: alla persona e al suo progetto.
La risposta non può che essere sulla stessa lunghezza d’onda: “Venite e vedrete”. State con me, prendete tutto il tempo necessario per conoscermi, per entrare nel mistero.
E’ singolare che Gesù non manifesti la sua identità, non faccia proclamazioni, ma inviti a “stare con lui”.
Singolare pedagogia, che troppe volte la nostra catechesi, frettolosa e dogmatica, ha dimenticato.
Perché l’incontro avvenga ci vuole del tempo. L’importante non è “capire”, “comprendere”, ma “partecipare”, “stare insieme”.
Perché qui non si tratta di apprendere una lezione ma di incontrare colui che cambia il nostro nome perché cambia la nostra vita.

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