I santi nostri compagni di viaggio

Domenica 15 maggio Papa Francesco ha canonizzato 10 nuovi santi, di varie nazionalità. Nell’omelia ha detto che “i santi sono i nostri compagni di viaggio, essi hanno vissuto la santità abbracciando con entusiasmo la loro vocazione…si sono spesi per il Vangelo, hanno scoperto una gioia che non ha paragoni e sono diventati riflessi luminosi del Signore nella storia…Proviamoci anche noi, la santità è una chiamata per tutti che incomincia con il Battesimo e si esprime nella concretezza della vita, nella quotidianità, nella polvere della strada e nei travagli della vita”
Se leggiamo le storie di vita dei nostri santi, viene da pensare che umanamente sono dei falliti, eppure hanno lasciato un segno indelebile e continuano ad ispirare le scelte di migliaia di uomini e donne. Il loro esempio che il mondo ritiene “folle”, è comprensibile solo se lo rapportiamo al Vangelo, essi sono stati uomini e donne con i piedi per terra e il cuore in Dio.
Un rovesciamento di prospettiva che non è nient’altro che pazzia d’amore: che ti fa spogliare di tutto per regalare ogni tuo bene a chi non ha nulla, che per “vincere” la battaglia della vita chiede di spuntare le punte affilate delle parole e, soprattutto, di disarmare cuori e mani. Una lezione quanto mai necessaria nell’oggi di una attualità drammatica, tornata a popolarsi di carri armati, di aggressioni, di cadaveri lasciati per strada. Davanti a tanto orrore i nuovi santi propongono una ricetta tanto semplice quanto difficile da praticare: l’esercizio dello svuotamento di sé per farsi riempire da Dio. E’ la regola dell’abbassamento umile, che non significa rinunciare alla propria personalità, ma metterla a disposizione di chi, come Dio, può renderla ancora più grande, usandola come cemento per costruire nuove comunità.
Come a dire che cielo e terra restano uniti se si rafforzano i ponti che li tengono insieme. I santi servono proprio a questo scopo, anzi sono loro stessi legami di unità tra l’alto e il basso che scandisce le stagioni e l’eterno presente. Piccoli puntini che come in un puzzle realizzando il disegno del grande abbraccio di cui il Signore vorrebbe circondare l’intera famiglia umana, dove il più grande si fa servo degli ultimi e per trovare amore, diceva Sant’Agostino, bisogna mettere amore.
Tra le tante definizioni usate dai mistici, e con loro dal Papa, per definire i santi, una di queste chiama in causa il firmamento delle piccole luci, che restano accese anche di notte, così che chi si perde abbia un aiuto per ritrovare la strada di casa. E davvero deve essere così. Si guarda a queste figure straordinarie nel buio delle nostre solitudini perché ci indichino Cristo, l’amico, il confessore, il Signore della storia.I Santi, dunque, come “occhiali” per guardare la realtà nella maniera di
Dio, come vie della sapienza, per cui un fallimento apparente è in realtà un successo, e se scavi sotto il deserto, vedrai emergere un enorme giardino fiorito.

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