In evidenza – 5 Marzo 2023

LETTERA DEL NOSTRO VESCOVO PER IL CAMMINO PASQUALE

Signore, da chi andremo?
Tu hai parole di vita eterna
e noi abbiamo creduto e conosciuto
che tu sei il Santo di Dio.
Gv 6,68-69

Caro fratello, cara sorella,
anche quest’anno ci lasciamo provocare dalla “novantina pasquale”, cuore dell’anno liturgico e momento di grande importanza per la nostra vita cristiana. Si tratta, infatti, dell’opportunità di rinnovare la nostra adesione a Cristo e la nostra appartenenza alla Chiesa, decidendo nuovamente che l’una e l’altra ci interessano davvero, anzi, che non possiamo in nessun modo farne a meno. Siamo invitati a cambiare modo di pensare e di agire, convertendoci al Vangelo, cioè scommettendo di nuovo la nostra esistenza su questa Parola che sembra spesso tanto lontana dall’agire quotidiano.

LE MOLTE DOMANDE POSTE DALLA VITA

Ciò che accade dentro e intorno a noi non di rado arriva a mettere in discussione la stessa sensatezza e la “convenienza” con l’umano della nostra scelta cristiana: instilla dubbi, fa vacillare le convinzioni, toglie vigore agli impegni, indebolisce i vincoli con i fratelli e le sorelle nella fede, intiepidisce l’entusiasmo…
Il rito delle ceneri, col quale diamo inizio al cammino, interpreta bene tale situazione: abbiamo bisogno di ri-orientarci a Gesù e al suo Vangelo, perché il fuoco interiore non divampa più, non diffonde più luce e calore sufficienti a illuminare la strada e a riscaldare il cuore.

Molti importanti avvenimenti, in effetti, possono aver concorso a tale situazione.

• È ormai trascorso un anno di guerra in Ucraina e le possibilità di pace appaiono sempre più lontane, nonostante gli appelli accorati del Papa e le preghiere di tanti credenti e di numerose comunità. La logica della violenza e del confronto armato sembra l’unica praticabile, come se non bastasse le teoria di morti, distruzioni e violenze sinora prodottasi; come se la drammatica possibilità di un ampliamento del conflitto e di un escalation nucleare non venissero considerati. Chi insiste a parlare del dovere evangelico di cercare seriamente un accordo che metta fine alla violenza passa per ingenuo, utopista, o – peggio! – sostenitore degli interessi dell’aggressore.

• Le ricadute economiche e sociali della pandemia e della crisi energetica fanno sentire il loro peso sulla vita delle famiglie, delle imprese e soprattutto dei giovani: la mancanza di opportunità e i lavori precari o malpagati inducono moltissimi di loro a manifestare scarsa fiducia nel futuro, minando alla radice le ragioni di ogni impegno personale e comunitario. Il Vangelo del Regno appare più una bella favola che una prospettiva da perseguire.

• La cultura sempre più segnata dall’individualismo, insieme il montare delle disuguaglianze, fa sì che molte persone si ritrovino sempre più sole, sempre più lasciate a se stesse e deprivate di quei legami che danno sapore alla vita. Anche la Chiesa viene sentita distante, più istituzione che casa, più rituale che affettiva, più formale che sostanziale. Lo stesso Cammino sinodale viene da molti avvertito come un adempimento da sbrigare, piuttosto che come un’opportunità positiva da cogliere.

• Il recente, devastante terremoto in Anatolia, con tutto ciò che si è scritto e detto attorno al rischio sismico che interessa tutte le terre del Mediterraneo, lascia un senso di incertezza e di precarietà, come se niente e nessuno, incluso Dio, possa conferire stabilità all’esistenza.

• Ci sono poi le vicende personali di ciascuno: le esperienze di fallimento, della perdita di persone care, della malattia, della necessità di cambiare casa, lavoro o città… vanno anch’esse a incidere sulla convinzione che la propria esistenza sia nelle mani di un Dio che è Padre e non patrigno, che sta dalla parte dei propri figli senza assenze o tradimenti.
Dinanzi a tutto questo, ha ancora senso vivere da cristiani? Partecipare alla Messa? Dedicarsi alla preghiera o alla carità? Prendere parte attiva alla vita della propria parrocchia? Assumersi qualche impegno per rendere il mondo migliore? Non è meglio preoccuparsi di tirare avanti, prendendo dalla vita quello che può dare e cercando di farsi meno male possibile?

(fine 1° parte – Continua)

Leggi il messaggio completo  del nostro Vescovo

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