In evidenza: 26 Gennaio 2025

NEL GIUBILEO LA CHIAVE DELLA PACE:

RIMETTI IL DEBITO”

Nelle encicliche sociali di papa Francesco il tema del debito è affrontato nelle sue diverse declinazioni sociali e morali, unite dalla radice della responsabilità individuale e collettiva. Il tema richiama il Compendio di Dottrina sociale della Chiesa: “Il principio della solidarietà comporta che gli uomini del nostro tempo coltivino maggiormente la consapevolezza del debito che hanno nei confronti della società nella quale sono inseriti…” (n°195). Nel circolo del perdono che genera misericordia siamo tutti debitori delle necessarie condizioni per una esistenza più umana, che è tale per la cultura, i beni materiali e immateriali e, oggi più che mai, per i beni essenziali alla sopravvivenza che portano il nome della pace come bene comune e indivisibile.

Rimetti il debito” cosa vuol dire? L’accezione giuridica è utile a comprendere il senso di liberazione: il creditore volontariamente rinuncia al proprio credito in un esercizio di libertà che solleva la persona dalla schiavitù contraria alla dignità umana. Rimettere è re-emittere, mettere di nuovo sulla via, riabilitare, condonare il debito. Ed è anche re-existere, resistere per uscire dalla condizione della schiavitù quotidiana in cui ciascuno di noi si trova, immerso tra dipendenze e vicissitudini forzate da logiche di mercato e di profitto e dalla quale ci si può svincolare solo se riconosciamo gratitudine verso Colui che mai ci abbandona. Ed è anche imparare a chiedere e a dare perdono alle donne, ai bambini, agli anziani, agli uomini, ai deboli, al Creato: sarebbe impossibile chiedere perdono a Dio senza farlo prima ai “più piccoli”, agli impoveriti, agli affamati e assetati di giustizia e di pace, ai più bisognosi di speranza. Potremmo dire oggi beato chi spera perché non ha perso Dio e nella sua ricerca quotidiana trova vie di pace e di misericordia.

Il Papa indica 3 azioni politiche: riduzione del debito internazionale e del debito ecologico; rispetto della dignità della vita umana fin dal concepimento alla morte naturale; la costituzione di un fondo per le giovani generazioni incrementato da una percentuale fissa della spese per gli armamenti. Azioni di pace che trovano la premessa nel gesto del “disarmo del cuore” nella responsabilità verso le giovani generazioni perché sin da subito tutti possano assumersene il carico e il futuro non sia ancora una irresponsabile procrastinazione di ciò che non è più rinviabile. Per queste generazioni – in particolare gli under 35, che risentono, come spiega Alessandro Rosina, di un indebitamento record che rompe il patto generazionale – non resta che andare via dai paesi di origine con l’amara constatazione che senza di loro le cose non potranno che peggiorare.

Come ha scritto il Papa nel messaggio per la Giornata per la Pace, “quando mi spoglio dell’arma del credito e ridono la via della speranza a una sorella o a un fratello, contribuisco al ristabilimento della giustizia di Dio su questa terra e mi incammino con quella persona verso la meta della pace”.

(Francesco Del Pizzo – Dal Quotidiano “Avvenire”)


 

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