5 Marzo 2023 – Volto trasfigurato

Raffaello – Trasfigurazione

Il suo volto brillò come il sole (Mt. 17,2)

 

Quel giorno sul monte i tre discepoli hanno assistito a qualcosa di imprevisto: i loro occhi hanno contemplato il volto di Gesù che irraggiava la luce e la bellezza di Dio. Una esperienza eccezionale che li colmati di timore e di gioia.

Timore perché hanno avvertito la grandezza e la bellezza di ciò che stava accadendo loro. Gioia perché quella visione dissipava tutti i loro dubbi, le loro paure e le loro esitazioni. Quel giorno accanto a Gesù essi hanno visto Mosè ed Elia ed hanno compreso che il loro Maestro veniva a portare a compimento il progetto di Dio, un disegno di salvezza pensato da secoli.

Anche per ognuno di noi c’è stato, da qualche parte, un monte della Trasfigurazione. E come loro abbiamo la tentazione di fermarci li dove siamo. Ma quella luce ci è donata come una spinta a riprendere la strada che porta alla resurrezione, passando attraverso il Calvario. Il ricordo di quella luce ci permetterà di attraversare le tenebre e di non soccombere alla tentazione, alla amarezza, allo scoraggiamento. Perché quando la luce viene meno, rimane sempre la Parola, che continua a guidarci anche in mezzo al buio più profondo. Ecco perché l’invito del Padre ad ascoltare il Figlio. La nostra esperienza di fede può contare solo raramente sulla “visione”: l’esperienza comune è quella dell’ascolto della Parola di Dio che struttura la vita del discepolo, lo aiuta a discernere e a scegliere, lo sostiene in qualsiasi frangente. Senza la guida della Parola noi rischiamo di smarrirci: alla prima difficoltà, alla prima prova non sappiamo più cosa fare, cominciamo a dubitare di Dio, della sua presenza, del suo amore.

La Quaresima ci richiama a questa necessità: metterci in ascolto di Gesù, la Parola di Dio fatta carne; fermarci per potere intendere la sua voce e permetterle di raggiungere la profondità del nostro cuore perché lo possa illuminare e trasformare.


BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE

Continua la Benedizione delle famiglie. Don Paolo, don Francesco e padre Jesmit hanno ripreso il percorso da dove era stato sospeso a motivo del covid.
Le famiglie interessate riceveranno un avviso scritto alcuni giorni prima della visita.

 

26 Febbraio 2023 – Un angelo nel cielo delle nostre città

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt 4,4)

 

Proviamo ad immaginare il Vangelo delle tentazioni di questa 1ª domenica di Quaresima nel contesto delle città in cui viviamo, aiutati da questo articolo di Emilio Ronchi pubblicato sul quotidiano Avvenire di giovedì 23 febbraio 2023.

Il diavolo portò Gesù nella metropoli, capitale della finanza e della moda. Lo pose in alto, sopra la guglia centrale del Duomo, e gli mostrò la città ai suoi piedi: il Castello, la Borsa, la cintura delle banche, lo stadio, le vie della moda. E c’era folla sul corso, turisti e polizia. Qualcuno dei mendicanti stringeva un cagnolino in grembo, forse per un po’ di calore, forse per attivare un briciolo di pietà. Sull’asfalto grigio, coriandoli e stelle filanti di carnevale, e la pioggia leggera di fine inverno. Qualcuno, occhi tristi e pelle scura, vendeva le ultime rose ai passanti . Guardando bene si vedevano anche quelli che si lasciavano andare: alla solitudine, alla vecchiaia, alla depressione, che si lasciavano morire di droga o di dolore.

Allora il diavolo disse a Gesù: “Tutto questo è mio! Tutto sarà tuo se ti inginocchi davanti a me!”. Signore, perché non gli hai dato del bugiardo? Dicendogli, e dicendo a noi, che non è vero, che non tutto è suo, che la città non è il suo regno, che ci sono giusti e bambini e innamorati e poeti. Lascia che ti mostri una cosa, Signore, proprio a Te che non hai reagito. Nella città, che il Nemico dice sua, ci sono luoghi dove per tutto il giorno si asciugano lacrime, dove donne e uomini intercedono per la città, la collegano al cielo, e altri che provano a fare del loro poco qualcosa che serva a qualcuno. Ci sono madri che danno la vita per i figli e gente onesta perfino nelle piccole cose; ci sono padri che trasmettono rettitudine ai figli e occhi diritti. C’è il grido del male, lo sento forte, e mi stordisce a giorni, ma più ancora c’è il silenzioso lievitare del bene. Signore, se guardi bene nella città che il diavolo dice sua, non c’è solo competizione, puoi incontrare la passione per la giustizia, il sottovoce dell’onestà, gente limpida senza secondi fini. E se vieni ancora un po’ più vicino, puoi incontrare anche me, perché ci sono anch’io e sono tra quelli che credono ancora nell’amore, e non si consultano con le loro paure ma con i sogni. Buttati, ti ha detto, verranno gli angeli a portarti sulle mani! Io lo so che verranno, quando con l’ultimo, con il più grande atto di fede, mi butterò in Te nel giorno della mia morte, fidandomi. Se c’è un angelo nel cielo sopra la mia città, chiedo che mi accompagni nell’ultimo viaggio, tenendomi per mano, perché ho un po’ paura, e mi dica in quell’ultimo tratto di cielo solo questo: “Vieni, hai tentato di amare, il tuo desiderio di amore era già amore”! Non chiedo altro, ma che lo dica con un sorriso.

Leggi l’articolo sul quotidiano Avvenire


BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE

Da mercoledì 1° Febbraio è ricominciata la Benedizione delle famiglie. Don paolo, don Francesco e Padre Jesmit hanno ripreso il percorso da dove era stato sospeso a motivo del covid.
Le famiglie interessate riceveranno un avviso scritto alcuni giorni prima della visita.

 

19 Febbraio 2023 – Alle frontiere del possibile

Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano (Mt 5,46)

La legge dell’Antico Testamento diceva: “Occhio per occhio, dente per dente” Si metteva un limite all’odio e alla vendetta. Non si poteva causare un danno superiore a quello che si era subito. E tuttavia si accettava che si rendesse male per male.

Gesù rifiuta questa rivalsa considerata legittima e apre degli orizzonti nuovi. Non opponetevi al malvagio! Ti colpisce sulla guancia per umiliarti? Tendigli l’altra! Ti prende la camicia? Dagli anche il cappotto!

Solo l’amore riesce a disarmare l’odio. Il perdono è il segno inequivocabile di quel Regno di Dio che non si impone con la forza. Per molti è un atteggiamento insensato, ma è lo stesso adottato da Dio nei confronti di ognuno di noi. Gesù ci indica la strada dell’amore e del perdono.

Certo, egli non ci chiede di lasciarci calpestare, di lasciar campo libero e carta bianca al malvagio. In ogni società la giustizia è il baluardo indispensabile del diritto. Lo stato deve proteggere l’innocente e vegliare sulla sicurezza di tutti.
Ma le parole di Gesù affermano una cosa vera: l’odio non conduce a nulla. Un mondo senza perdono è disumano, spogliato della sua libertà.
Gesù ci ha aperto ad una libertà sconosciuta sostenuta dal suo Spirito. E’ proprio lui che guida i nostri passi alle frontiere del possibile, là dove il perdono e la riconciliazione diventano realtà.


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Da mercoledì 1° Febbraio è ricominciata la Benedizione delle famiglie. Don paolo, don Francesco e Padre Jesmit hanno ripreso il percorso da dove era stato sospeso a motivo del covid.
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12 Febbraio 2023 – Un lasciapassare per il cielo

Avete inteso che fu detto…ma io vi dico… (Mt 5, 17-37)

Nel brano evangelico di oggi Gesù mette la barra così alta che appare quasi disumano. Chi può rispettare simili prescrizioni?

Sapersi controllare in ogni circostanza resta auspicabile, ma non preferiamo forse tutti le persone calorose, passionali, talvolta addirittura eccessive, a quelle che sembrano amorfe e insensibili?

“Avete inteso che fu detto…ma io vi dico…” Nessuno aveva mai parlato così. Gli scribi si accontentavano di commentare la Legge, rifugiandosi dietro l’autorità di qualche insigne maestro. Gesù si presenta subito come l’interprete legittimo della Legge, espressione della volontà di Dio. E parla in nome della propria autorità. E’ dunque più grande di Mosè. E lascia intendere di essere il legislatore del nuovo popolo di Dio. I suoi interlocutori, naturalmente, devono essere rimasti stupiti. Un simile atteggiamento, del tutto inedito, era considerato inconcepibile. Chi è dunque quest’uomo che si fa simile a Dio?

“Ma io vi dico”: Gesù va al fondo delle cose, e questa è la grande novità. Non moltiplica le proibizioni, risale piuttosto alla sorgente, per denunciare il male alla radice e contrapporgli uno spirito nuovo.

Quello che Gesù rimette in onore è il rispetto dell’altro e un amore per la verità che fa emergere i rapporti falsi, basati sulla finzione e sull’ipocrisia. E’ il fondamento di una società più umana, più fraterna. Abbandonato a se stesso, l’uomo constata la sua incapacità di vivere in questo modo, ma lo Spirito di Gesù abita anche le profondità dell’uomo e ricrea un’unità e un’armonia compromesse dal peccato.

Lasciamo, allora, che questa boccata d’aria fresca entri nella nostra esistenza e scacci quella viziata da tanti sospetti e pregiudizi. Respiriamo a pieni polmoni una novità che rigenera le nostre stanche membra e ci consente di camminare per vie inedite, poco frequentate, ma contrassegnate da una libertà e da una pace sconosciute.


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5 Febbraio 2023 – Sale e luce

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini (Matteo 5, 4)

Quel giorno, sulla montagna, Gesù aveva dato fiato alla speranza dei poveri con il messaggio delle Beatitudini.

Dio non sta alla finestra della storia: si schiera dalla parte dei poveri, dei miti, di quelli che hanno un cuore puro, di quanti sono perseguitati per la giustizia.
A quelli che accolgono con gioia questa parola Gesù affida una missione umile e quotidiana: chiede loro di essere sale e luce.
Sale che dà sapore, un gusto nuovo alla vita delle persone.
Luce che rischiara e permette di orientarsi nell’oscurità, di intravedere un cammino proprio là dove sembrano regnare le tenebre.

Per realizzare questo compito Gesù chiede a chi lo ascolta di vivere una condizione particolare. Il sale, per dare sapore ai cibi, deve sciogliersi, scomparire. La luce, invece, deve affrontare le tenebre se vuole offrire un punto di riferimento a chi è smarrito. A nulla vale avere grandi quantità di sale se non lo si distribuisce in piccole dosi per dare sapore alle pietanze. A nulla serve una grande quantità di luce che resta al chiuso e non affronta l’oscurità. Per il discepolo di Gesù, allora, vivere “disperso”, immerso nelle più diverse situazioni, è una situazione normale, necessaria.

Per seguire Gesù, per restare fedeli al suo Vangelo, sarà necessario vincere la paura di sentirsi soli, accettare di affrontare la complessità della vita quotidiana dal di dentro. In questo “perdersi” c’è un morire quotidiano, ma anche una esperienza esaltante. Perché dare sapore a tutto ciò che segna la vita umana, è un compito grande e straordinario, anche se si è chiamati a lavorare con grande fiducia e pazienza. Le parole del Vangelo odierno ci chiamano necessariamente in causa come cristiani. Accettiamo di essere sale e luce, di “scomparire” pur di fare avvertire il sapore buono di una vita bella, colma di dignità, portatrice di un senso nuovo che trasforma le vicende umane? Gesù ci chiede di realizzare il progetto di Dio, nella povertà e nella semplicità della vita quotidiana.

29 Gennaio 2023 – Un proclama controcorrente

Beati quelli che sono nel pianto (Matteo 5,4)

Quel giorno, sulla montagna, Gesù ha decisamente imboccato un percorso controcorrente.

Ha proclamato beati i poveri, mentre da sempre tutti considerano fortunati i ricchi, chi è nell’abbondanza e può permettersi anche spese folli, i vestiti sontuosi, gli oggetti di marca.

Ha dichiarato beati quelli che soffrono per le cause più diverse, mentre da sempre sono invidiati quelli che sprizzano salute da tutti i pori e non devono mai affrontare rovesci e insuccessi, né si trovano a confrontarsi con la malattia o i dispiaceri.

Ha annunciato ai miti e a quelli che paiono troppo arrendevoli, a quelli che rinunciano a difendere i propri diritti a qualsiasi costo, di ereditare la terra nuova che un giorno vedrà la luce.

Ha promesso a tutti quelli che si lasciano divorare dalla fame e dalla sete di giustizia, di non fare più la figura degli illusi o dei sognatori, perché proprio Dio colmerà ogni loro desiderio, al di là di ogni attesa.

Ha designato i misericordiosi, gli uomini e le donne capaci di compassione, di riconciliazione e di perdono, come i destinatari della misericordia di Dio, come quelli che non hanno nulla da temere nel giorno del giudizio divino.

Ha ricordato a quelli che hanno un cuore puro e uno sguardo limpido, che i loro occhi meriteranno di incrociare la bellezza del volto di Dio.

Gli operatori di pace, spesso vittime dell’odio e del sospetto, li ha chiamati veri “figli di Dio”, perché il nome di Dio è “pace” e Dio apprezza tutti coloro che sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per realizzarla.

Ha offerto ai perseguitati, ai perdenti di sempre, il mondo nuovo destinato a chi ha il corpo e il cuore segnato dagli insulti, dal sopruso e dall’umiliazione.
Ha chiesto loro di non far caso agli insulti e alle menzogne, perché la prova è solo l’anticipo di una gioia inimmaginabile.

Parole che risuonano come un messaggio di consolazione e di speranza per tutti coloro che si fidano veramente di Dio.

22 Gennaio 2023 – A partire dalla Galilea

Andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare (Matteo4,13)

La Galilea non è solo uno spazio geografico, una terra, una regione. Essa è una zona di frontiera, un luogo simbolico e teologico.

Zona di frontiera: di lì sono passati eserciti in guerra e migrazioni di popoli: Sono avvenuti scontri epocali, conflitti profondi e cruenti tra cultura diverse. Lì si sono prodotte mescolanze inedite tra etnie differenti e distanti.

Luogo simbolico: essa designa il mare aperto della storia, con le tensioni che la percorrono, alcune più visibili, altre più profonde. Una storia nel cui tessuto vivo si sono prodotte lacerazioni e ferite, periodi prolungati di instabilità, di confusione, di disorientamento.

Luogo teologico: considerata alla periferia della terra promessa, i suoi abitanti vengono considerati marginali, rispetto al popolo di Dio. La loro relazione con Dio appare più sotto l’aspetto della distanza che della prossimità.

Ecco allora perché Gesù parte proprio da lì, dalla Galilea. Nella regione destinata ad essere emblema di tenebre e di morte, Egli porta la luce e la vita che vengono da Dio. Annuncia il cambiamento e per questo chiede la conversione, non una semplice operazione di facciata.
Domanda una fiducia totale nella sua Parola e poiché le strade di Dio non coincidono con le nostre, va a cercare i suoi collaboratori non tra gli allievi dei rabbi rinomati, né tra i rampolli delle famiglie nobili e neppure tra i predestinati della cerchia sacerdotale. Li sceglie tra la povera gente, tra i pescatori del lago.
Gli basta che siano disposti a lasciare tutto e seguirlo. Non c’è tempo da perdere, infatti. Non si tratta di prendere pesci, ma di salvare uomini.

15 Gennaio 2023 – Un mistero d’amore

 

È un testimone autentico, Giovanni il Battista, e pertanto – a costo di deludere – dichiara ad alta voce di non essere lui l’atteso. La sua missione è più modesta: è l’apripista che spiana la strada, è la voce che grida nel deserto, è la sentinella che desta coloro che sono assonnati. E’ ben cosciente, dunque, della sproporzione esistente tra lui e Gesù:
– se lui battezza con acqua, e dunque compie un rito di purificazione che esprime un’invocazione e un desiderio, Gesù invece è in grado di cambiare veramente la realtà, di liberare e sanare l’esistenza di chi si riconosce peccatore;
– se lui viene ad annunciare il progetto di Dio, solo Gesù lo conosce veramente e sarà in grado di dargli compimento;
– se lui viene come testimone, che ha il compito di trasmettere quello che ha visto e udito, solo Gesù ha la capacità di operare con la forza e la dolcezza di Dio;
– se lui è uno strumento di cui Dio ha deciso di servirsi per far giungere l’acqua viva, solo Gesù ne è la sorgente inestinguibile.

E’ un testimone autentico, Giovanni il Battista, e dunque sa bene quando la sua missione è terminata e deve farsi da parte. Per non rubare spazio a chi è più importante di lui e decisivo per la vita di ogni uomo e di ogni donna. Per non sottrarre l’attenzione dovuta al protagonista principale.
La sua grandezza è tutta qui: nell’affrontare il palco della storia con determinazione e nell’abbandonarlo al momento stabilito, pago di vedere il nuovo che arriva e di essere anche lui rischiarato dalla luce tanto attesa. Fossero così tutti coloro che accettano la parte dei testimoni! Fossero così tutti i catechisti e gli educatori, tutti i genitori e gli insegnanti: disporsi a gioire e a farsi da parte quando la loro missione si è realizzata, e a contemplare ciò che accade, con la gratitudine di chi accoglie ogni sorpresa bella.

Premiazione della 6a edizione del Concorso “Il presepe in ogni casa”

 

Primi premiati – Clicca sulla foto per vedere tutti i presepi in gara

Premi Categoria Presepe più bello:
1° Giuseppe Fruscione, 2° Giovanni Stringari, 3° Narciso Betti
Menzione speciale per i presepi di Agostino Napoli e Claudio Pagano
Premi Categoria Presepe più creativo:
1° Irene Debra Fabbri, 2° Francesco Onorato, 3° Antonella Benelli
Menzione Speciale per il presepe di Javier Cortès Casarrubios
Premi Categoria Presepe più originale
1° Mauro Binetti, 2° Marcella Crudeli, 3° Vanessa Pardini; Giorgio Palla
Menzione Speciale per il presepe di Gabriella Cassaro
Quest’anno è stato istituito il premio in memoria di Antonio Pizza che la giuria ha deciso di assegnare a Antonella Benelli per il presepe in legno con la sua capanna in legno fatta a mano.

8 Gennaio 2023 – Il figlio Gesù tra i peccatori

 

La scena ha qualcosa di sconcertante. Cosa fa il Figlio di Dio in mezzo a coloro che riconoscono il loro peccato? Vengono da Gerusalemme anche pubblicani e prostitute. Toccati dal grido del Battista, gli chiedono di confermare il loro desiderio di essere purificati, la loro disponibilità a cambiare. La loro, certo, non è una compagnia raccomandabile! E allora come mai lui, il Messia, corre il rischio di mescolarsi a loro, ai loro volti e alle loro espressioni? Eppure aveva a disposizione gruppi più rispettabili, uomini e donne col marchio inequivocabile della devozione, della purezza, gente perbene insomma. Gesù non sembra darsi troppo pensiero dei vicini, così imprevedibili e poco consoni all’inizio della sua missione. In fondo, non è venuto per coloro che si ritengono giusti e non hanno nulla da rimproverarsi. Non è stato mandato a chi è gonfio di orgoglio, cosciente dei suoi meriti davanti a Dio, ma proprio ai peccatori, alla gente che si è sporcata di cattiveria e di infedeltà, ma che ora ha una voglia intensa del nuovo, di un profumo di pulito che solo Dio può regalarle. Saranno i primi destinatari della sua Parola. Per loro Gesù affronterà le critiche dei benpensanti. In quell’inizio, al fiume Giordano, c’è già il senso di tutto ciò che sta per accadere. Con la fiducia incrollabile riposta in Dio Padre, Gesù porterà dovunque la buona notizia. Lasciandosi guidare dallo Spirito, offrirà gesti di guarigione e di liberazione ai malati e dispenserà misericordia ai peccatori.

1 Gennaio 2023 – Giornata mondiale della pace

 

Papa Francesco, “il virus della guerra più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono il corpo

Nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della notte della pandemia da Covid-19 fosse stato superato, una nuova terribile sciagura si è abbattuta sull’umanità”.

Poco più di due cartelle e cinque punti che oscillano tra due poli: la pandemia e la guerra in Ucraina. Così Papa Francesco sviluppa il suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, che ricorre il 1° gennaio. Il Pontefice ripercorre i primi momenti della pandemia con i drammi e il cuore della notte attraversata dall’umanità. Un fatto che ha ribaltato “l’apparente tranquillità anche delle società più privilegiate, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di tanti nostri fratelli e sorelle”. Nelle parole del Papa anche la doppia conseguenza della pandemia: “Assieme alle manifestazioni fisiche, il Covid-19 ha provocato, anche con effetti a lungo termine, un malessere generale che si è concentrato nel cuore di tante persone e famiglie, con risvolti non trascurabili, alimentati dai lunghi periodi di isolamento e da diverse limitazioni di libertà”. La sua consapevolezza si estende al fatto che “la pandemia abbia toccato alcuni nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere contraddizioni e disuguaglianze”. “Ha minacciato la sicurezza lavorativa di tanti e aggravato la solitudine sempre più diffusa nelle nostre società, in particolare quella dei più deboli e dei poveri”. Il riferimento è rivolto ai “lavoratori informali”. Una crisi che non ha escluso nessuno: “La pandemia sembra aver sconvolto anche le zone più pacifiche del nostro mondo, facendo emergere innumerevoli fragilità”.

Il Papa indica una serie di domande alle quali dopo tre anni, è tempo di rispondere. Le indica una per una: “Ho già avuto modo di ripetere più volte che dai momenti di crisi non si esce mai uguali: se ne esce o migliori o peggiori. Oggi siamo chiamati a chiederci: che cosa abbiamo imparato da questa situazione di pandemia? Quali nuovi cammini dovremo intraprendere per abbandonare le catene delle nostre vecchie abitudini, per essere meglio preparati, per osare la novità? Quali segni di vita e di speranza possiamo cogliere per andare avanti e cercare di rendere migliore il nostro mondo?”. Sullo sfondo, il Pontefice indica una certezza:
La più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo”.

Da parte sua, Francesco sottolinea che “è urgente ricercare e promuovere insieme i valori universali che tracciano il cammino di questa fratellanza umana”. “Abbiamo anche imparato che la fiducia riposta nel progresso, nella tecnologia e negli effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia auspicata di giustizia, di concordia e di pace”. “Nel nostro mondo che corre a grande velocità – aggiunge -, molto spesso i diffusi problemi di squilibri, ingiustizie, povertà ed emarginazioni alimentano malesseri e conflitti, e generano violenze e anche guerre”. Infine, le “scoperte positive” della pandemia: “Un benefico ritorno all’umiltà; un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza”.

La guerra in Ucraina. L’altro tema del messaggio è inevitabilmente il conflitto in Ucraina. “Abbiamo assistito all’insorgere di un altro flagello: un’ulteriore guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia guidata da scelte umane colpevoli – ha evidenziato Francesco. La guerra in Ucraina miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante. Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo”.
Soffermandosi su questa guerra, il Papa ribadisce che “insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte”.
Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato”. Lo sguardo è rivolto a cosa fare adesso. E la certezza è una: “Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un ‘noi’ aperto alla fraternità universale”.

(Filippo Passantino – Settimanale “Toscana Oggi”)